CONTE: CHE VOGLIAMO FARE?

E’ il giorno di Conte. Di Giuseppe, il premier di questo governo (forse) al capolinea. C’è attesa per il suo discorso ad un anno esatto dal giuramento che ha dato il via all’odierna legislatura. All’esame lo stallo in cui si trova la maggioranza dopo le europeeche ha invertito (non in Parlamento) il consenso degli italiani. E che Salvini, vincitore assoluto di questa tornata, è deciso a far pesare. Mentre Di Maio, dopo la cocente sconfitta, cercadi ricompattare il MoVimento, attualmente in crisi di identità. Che vogliamo fare, si domanda Conte?Buttare tutto all’aria o andare avanti?Nel primo caso, basta dirlo, forte e chiaro, non tanto a me, precisa il premier, quanto agli italiani che dovranno prenderne atto. Ma se si decide di andare avanti basta dare fiato alla bocca, testa bassa e decisi più che mai a rispettare il contratto di governo. Quello sottoscritto un anno fa e che … nessun voto europeo ha modificato. Esiste questa volontà?In questa domanda c’è il succo del discorso del PdC agli italiani. ‘Il governo, specie se ha pretese di cambiamento, non può tirare a campare e in ogni caso non sono disponibile io a farlo. Non accetterò richieste di rimpasto non condivise da entrambi gli alleati, né proposte di un partner che esulino dal Contratto o che non siano concordate con l’altro e con me. Chi esce dagli accordi sottoscritti un anno fa o da eventuali nuove intese apre ufficialmente la crisi e se ne assume la responsabilità e le conseguenze. Chi va in giro a sparare fuori dal seminato, a mortificare gli alleati, a spacciarsi per il premier, ad annunciare norme mai discusse, a ficcanasare nei ministeri altrui ne risponderà al sottoscritto. Tanto per essere chiari: sul Tav vale il Contratto che impone di “ridiscutere integralmente” l’opera”, avvisa Conte.Intelligenti pauca! Sapranno recepire il messaggio i due vicepremier intenti a punzecchiarsi un giorno sì e l’altro pure?E’ tempo che si chiariscano e che decidano cosa vogliono fare da grandi. Perché lui,Conte ora più che mai ha bisogno di risposte certe. Ma soprattutto di fatti. In caso contrario è meglio tornare al voto. Ma chi decide in tal senso se ne assume le responsabilità, non solo con gli elettori del proprio schieramento ma con tutti gli italiani.“Vi auguro di non dovermi rimpiangere”, chiosa Conte