BUONE PAROLE SUI MIGRANTI
Non una informazione “buona” (o buonista, come dicono con disprezzo i detrattori di ogni forma di solidarietà), ma una “buona informazione”. È tutta lì la differenza, ed è tantissimo. Si scrive “migranti”, non clandestini, che richiama l’idea di gente che si nasconde e attenta alla nostra sicurezza. Si scrive “uomo” – o padre – non è utile al lettore la nazionalità quando si raccontano fatti di cronaca, serve solo per titoli a effetto. Non si scrive (e si dice) continuamente “invasione” quando i dati migratori raccontano tutt’altro. “La responsabilità di chi scrive è esattamente questa: se sceglie parole spaventose determinerà una reazione spaventata”, spiega Valerio Cataldi, presidente dell’associazione Carta di Roma, che a dieci anni dalla nascita ha realizzato un vero e proprio “glossario” ad uso della stampa, per una scrittura corretta e rispettosa delle persone. Che poi è la stessa scrittura che si utilizza, per esempio, per parlare di politica o di esteri, o di mafia. La Carta di Roma è per i giornalisti un riferimento importante: fatta propria dall’Ordine, indica le regole da rispettare. In estrema sintesi altro non è che il rispetto della persona (e in particolare dei minori), e se chi fa informazione viola questo principio viene sanzionato, fino alla sospensione o alla radiazione dall’Ordine dei giornalisti. Il vero problema è che sui migranti si scatena l’hate speech, il linguaggio dell’odio, e i giornali non ne sono immuni. Per questo un osservatorio monitora anno su anno come giornali e tv raccontano i fenomeni dell’immigrazione; per questo la Carta di Roma si rinnova, con l’evoluzione della società. Quest’anno le novità oltre al glossario e all’attenzione alle discriminazioni (in particolare sul lavoro e sulle illegalità nei confronti degli stranieri in Italia), riguardano l’identificazione dei fenomeni di razzismo, i casi e le cornici in cui matura, non per vittimizzare ma per fare una informazione corretta. Una buona e completa informazione. “Quello dei migranti è diventato un tema fortemente politico, per questo oggi, in cui si teorizza persino il reato di umanità, è cruciale il ruolo e la funzione sociale del giornalista per la verità dei fatti”, chiosa Carlo Verna, presidente dell’Ordine dei giornalisti.
