PSOE E PODEMOS SI ACCORDANO PER LA MANOVRA PIU’ A SINISTRA DELLA STORIA DELLA SPAGNA

PSOE E PODEMOS SI ACCORDANO PER LA MANOVRA PIU’ A SINISTRA DELLA STORIA DELLA SPAGNA

Pablo Iglesias e Pedro Sanchez, rispettivamente, capo di Podemos e capo del governo spagnolo di matrice socialista, si sono accordati per far arrivare in Parlamento la manovra più a sinistra della storia della Spagna. Lo hanno fatto, dimostrando due cose: che la collaborazione tra forze di sinistra e progressista non è solo una utopia ma può tradursi in una valida piattaforma di dialogo e concertazione per la società civile; e che in un Europa che ha dimostrato di avere più a cuore banche e il capitalismo impersonale, si può lavorare mettendo concretamente al centro della politica i bisogni dell’uomo. Questo risultato, a mio parere, è una primissima forma di riscatto politico per il centro sinistra che negli anni passati si è appiattito su piattaforme completamente conservatrici, arrivando, come è accaduto in Italia, a diventare la “brutta copia” del centro destra: ammazzando lo Stato sociale e dimenticando gli ultimi per favorire i potenti. Oggi, su twitter, Gianni Pittella, ex capo del gruppo S&D al parlamento europeo, oggi parlamentare, ha espresso plauso e sostegno a queste decisioni, ignorando o forse volendo dimenticare, che il suo partito non ha lavorato mai in una direzione progressista negli ultimi anni e dimenticando che il centro propulsore della sua azione di governo non era la classe sociale più povera ma le banche. Non era, in una sola espressione, il popolo del lavoro. La riforma, ha avvicinato maggiormente il governo di minoranza socialista a Podemos, espressione della sinistra radicale in Spagna, ma dovrà trovare il sostegno di formazioni minori nazionaliste come Erc, Pnv e Partito democratico Catalano. Tra i punti più importanti della manovra, si ricorda l’aumento del salario minimo da 735 euro a 900 euro, l’aumento del budget del piano per le case popolari, maggiore protezione per gli inquilini e una regolamentazione da parte dei consigli sui prezzi degli affitti nelle aree economicamente depresse, patrimoniale dell’1 per cento sui patrimoni superiori al 10 milioni. L’abrogazione, entro la fine del 2018 degli aspetti più dannosi della riforma del lavoro del 2012, in particolare in materia di contrattazione collettiva. La riduzione della distanza tra lavoro a tempo indeterminato e precariato, rendendo più stringenti le norme per le imprese che utilizzano la cosiddetta flessibilità e prevedendo maggiori controlli contro le false partite Iva. La previsione di misure per equiparare il concedo parentale tra uomini e donne e la riduzione delle tasse universitarie.