IL FOLLETTO DAGLI ORECCHI LUNGHI

IL FOLLETTO DAGLI ORECCHI LUNGHI

Esattamente quattro anni fa scrivevo questa fiaba. Purtroppo il “folletto” è ancora fra i nostri piedi. Anche se apparentemente dietro il sipario, è ancora fra i nostri piedi. Non ho indovinato l’epilogo della favola per eccesso di fiducia nel popolo italiano al quale attribuivo troppo la saggezza dei gufi. Ma non dispero, anche se, quando il folletto lascia il ramo, lo fa in maniera eclatante: questa volta l’apriscatole non è per il Parlamento ma diretto esclusivamente al Presidente della Repubblica. I suoi epigoni, la cui cialtroneria è sotto gli occhi di tutti si sono alleati con i “celoduristi” di un tempo e lui benedice, come sa fare, con le sue rare apparizioni ma con le costanti e sempre presenti soffiate. Non c’era quasi mai, ma qualche volta c’era un folletto del bosco. Gli orecchi e i mocassini a punta come tutti i folletti, ma dentro una voglia incredibile di ristabilire le cose nella foresta. Una foresta disastrata, dove il sottobosco cresceva più degli alberi ad alto fusto, dove le ninfe invece che preservare le sorgenti vi celebravano baccanali e sabba, dove gli gnomi invece che costruire casette nei funghi,  i funghi se li pappavano trifolati o fritti, dove Gargamella imperversava e dove non c’era ombra di Biancaneve. Ma c’erano anche cose buone: castagne e lamponi, fragole e mirtilli, e poi ancora tartufi ed ancora funghi, oltre quelli delle case degli gnomi, anche quelli dal gambo sottile che ti facevano viaggiare oltre la foresta e sopra alle nuvole.Ma il folletto dagli orecchi a punta aveva dentro il sacro furore di sistemare in un baleno le cose prima che in un futuro prossimo Gaia, la terra, si fosse definitivamente decomposta.  Il folletto aveva comunque un progetto per preservare la sua vita e quella di coloro che lo seguivano da vicino, gli intimi, il cerchio magico e non  erano numerosi, come gli altri.In attesa che il destino di Gaia si compisse, però c’erano in mezzo tantissimi anni ancora, ed occorreva mettere mano alla sistemazione. Si propose come salvatore della foresta, contro le nutrie che rodevano le radici, contro i picchi che,  per cercare insetti decorticavano gli alberi, contro i nani, molti più di sette, che dilapidavano foglie e fiori. Ed ebbe un seguito incredibile!  Daini e cerbiatti lo seguirono, conigli selvatici e donnole, porcospini e scoiattoli furono con lui, ma anche grilli, cicale e topiragno, arvicole e barbagianni. Solo i gufi, nella loro saggezza furono scettici. Ma questo seguito non bastava per prendere in mano la foresta. Il folletto dagli orecchi a punta non si poteva contaminare con gli altri personaggi . C’era stato un altro prima d lui, non aveva gli orecchi a punta,  ma ce l’aveva duro, il puro forse poteva essere una conseguenza, fino a che i suoi figli ed i folletti eredi, non avessero cominciato a pensare a lauree fasulle, mutande verdi e colline in fiore. Il folletto nostro, no,  lui era puro, duro non si sa, ma nel suo berrettino di guscio di nocciola, nella sua camicetta verde non si poteva contaminare. Escluse ogni contatto con l’elfo che parlava di giaguari e di tacchini, con lo gnomo che assimilò a pesce surgelato, col folletto che immaginava e vedeva con la giacca di pelle. E tutti gli animali, i fiori e le piante, gli insetti ed i rettili della foresta lasciarono il folletto solo su un ramo di un albero a fare le serenate alla luna, non avrebbe mai potuto risolvere i problemi della foresta. Mandava a fare in culo a destra e a manca, cominciò a prendersela con i merli, neri di piume, che migratori, venivano da altre terre di deserto o di ghiaccio, fece alleanze con maghi polacchi e streghe del nord. Epurò conigli dignitosi, e scoiattoli volenterosi.Non si voleva contaminare, ma si era contaminato con un modo di fare estraneo al bosco. Gli usignoli non lo capirono più, le coccinelle che credevano di contare uno si videro spazzate via dagli improperi e dalle urla. Rimase solo su quel ramo di albero in attesa che il destino di Gaia si fosse compiuto.C’era una volta un folletto con gli orecchi a punta e con il cappellino di bocciolo di nocciola.C’era una volta, ma ora non c’è più.