QUELLI CHE NON SANNO RICORDARE IL PASSATO SONO CONDANNATI A RIPETERLO

QUELLI CHE NON SANNO RICORDARE IL PASSATO SONO CONDANNATI A RIPETERLO

Oggi ripetiamo alla nausea questa frase, ma pochi sanno di chi sia.Passando l’altro giorno al Celio, ho pensato a lui. Santayana. Da piccola ero inciampata in quel nome che mi aveva affascinato, così avevo subito voluto sapere tutto della sua filosofia, della sua vita.Anche se aveva sempre continuato a sentirsi spagnolo, a tutti gli effetti George Santayana era americano: cresciuto a Boston, a Berlino e a Cambridge, aveva insegnato a Harvard, poi era venuto a vivere a Roma, nel convento delle Blue Nuns al Celio, un posto meraviglioso.Chiunque ami la filosofia sa chi sia Santayana, anche se non l’ha letto, non l’ha studiato. Perché tutti i grandi filosofi del Novecento parlano di lui, non possono prescindere da lui.A me piace particolarmente la sua convinzione che esista in noi una “fede animale” capace di guidarci più della semplice ragione, e poi amo la sua visione positiva del mondo, dell’esistenza. Perché questo credo debba fare un filosofo. Aiutarci ad affrontare la vita e i suoi accadimenti nel modo più gioioso possibile. Per cui: «Uno spirito realmente privo di pregiudizi non può assumere che il mondo sia completamente intelligibile. Possono esistere irrazionalità, fatti incomprensibili, abissi oscuri al cui cospetto l’intelligenza deve tacere, per non impazzire». «Non vi è cura per la nascita e la morte salvo divertirsi nell’intervallo. Il nero sfondo che fornisce la morte tira fuori i colori più teneri della vita in tutta la loro purezza». «Essere interessati al cambiamento delle stagioni è uno stato mentale più felice di essere disperatamente innamorati della primavera».