ATTENTATI DI BRUXELLES. REMOCONTRO: LA VENDETTA DELL’ISIS

ATTENTATI DI BRUXELLES. REMOCONTRO: LA VENDETTA DELL’ISIS

Il bilancio delle vittime – ricordiamo ancora provvisorio – continua a crescere. Nelle due esplosioni delle 8.00 all’aeroporto di Bruxelles Zaventem, sono almeno 14 i morti accertati finora. Le bombe erano state piazzate nell’area delle partenze verso gli Stati Uniti. E’ stato trovato un giubbotto imbottito di esplosivo per fortuna inesploso, fatto poi “brillare” dagli artificieri. Scalo ancora chiuso e voli dirottati su Charleroi. Aumenta anche il numero delle vittime dell’esplosione delle 9.15 alla metro Mealbeek: finora sono 20 i morti accertati e oltre 100 i feriti. Siamo nel centro delle città, nei pressi della Commissione europea. Le vittime salgono a 34 in tutto per ora. Tra i feriti ci sono anche alcuni italiani. A dirlo è l’ambasciatore italiano a Bruxelles, in attesa di una conferenza stampa. Un clima di paura si sta diffondendo in tutta la città. Si susseguono gli allarmi bomba in diverse zone Bruxelles. E’ sufficiente una borsa o un pacco sospetto per suscitare il panico. A tre giorni dall’arresto di Salah Abdeslam torna a Bruxelles l’incubo Isis. Una vendetta per la cattura del super latitante per le stragi di Parigi del 13 novembre? Lo diranno – forse – le indagini degli 007 belgi e francesi, al centro delle polemiche per non aver impedito l’ennesimo attacco al cuore dell’Europa. Ma sono tanti i dubbi sulla possibilità che si possa davvero prevenire un male che appare sempre meno curabile. Chi sono gli attentatori? Da dove vengono e come fanno a colpire indisturbati? Sono queste le domande che assillano i governi e le polizie di un intero continente. A cui se ne aggiunge un’altra a cui probabilmente si riuscirà a dare presto una risposta: chi ha protetto a Bruxelles e garantito per 127 giorni una logistica adeguata al latitante Abdeslam? Qualche risposta alle prime domande sta forse nell’analisi del curioso fenomeno registrato nelle settimane scorse: quello del rientro a casa di numerosi Foreign Fighters dello Stato Islamico che hanno da poco lasciato la Siria per tornare nei propri paesi d’origine. Con tanto di “visto d’uscita” – una sorta di “licenza” dal servizio terrorista jiadista, di cui ha giàscritto Remocontro– dalle aree in guerra per rientrare in Francia, Belgio, Germania, Gran Bretagna, Finlandia, Olanda, Canada, Georgia, Kirghizistan, Macedonia e Azerbaigian, tanto per citarne alcuni. Foreign fighters in Medio Oriente e lupi solitari in casa? Difficile monitorare ogni loro movimento, fuori e dentro i confini europei. Il nuovo terrorismo sembra incontenibile proprio per il suo carattere di radicamento nelle città d’Europa: il loro luogo d’origine e di nascita. E il database con le schede di migliaia di reclute Isis, pubblicato pochi giorni fa dal sito dell’opposizione siriana “Zaman Wasl”, potrebbe aprire uno spiraglio nelle indagini.