IMAGINE, SI MA COSA? IL SOGNO DI LENNON OGGI E’ UN INCUBO

IMAGINE, SI MA COSA? IL SOGNO DI LENNON OGGI E’ UN INCUBO

Immagina un mondo senza la proprietà,mi chiedo se ci riesci senza bisogno di avidità o fame. SI MA COSA?SUna fratellanza tra gli uomini immagina tutta la gente che condivide il mondo.Puoi dire che sono un sognatore ma non sono il solo.Spero che ti unirai a noi anche tu un giorno. E il mondo vivrà in armonia.(John Lennon )L’8 dicembre 1980 muore Lennon e nasce una leggenda, e per un’intera generazione quel giorno segna la fine della fantasia e di una chimera possibile. Lennon voleva sognare per disegnare. Unendoci in una realtà possibile ma che doveva necessariamente essere condivisa. Oggi “immagina” è uno spot televisivo che non ha nulla a che fare con la poesia: “Immagina, puoi!” La poesia venduta alla banalità cancellando la solidarietà e la speranza. Distorcono l’idea rendendoci dei vuoti a rendere, e dopo 38 anni l’immaginario diventa un cellulare, un mezzo tecnologico per farci andare più in fretta, per correre, per chiudere le porte della fantasia e aprire quelle dell’omologazione e della serialità. Oggi, vogliamo immaginare di essere qualcun’ altro per pochi momenti di popolarità. Ci si camuffa di essere qualcun altro. Personalità e di altri indumenti per non essere mai noi stessi. Abbiamo perso la cognizione della nostra pelle e dei nostri sentimenti. Tutti uguali, indistintamente per non essere. E così immotivatamente tutto va avanti senza la gioia della scoperta che incrocia il dolore, l’attesa e il sacrificio. Tutto deve scorrere senza trovare angoli che ti impigliano a pensare. Si riduce invece di approfondire, si comunica con messaggi invece di usare le parole, i silenzi, i gesti. Ci manca il tempo per sentire la vita, per scegliere senza quella fretta che il mondo chiede per non darti la possibilità di essere diverso. Uguali bambino e adulto, guardia e ladro, morale e immorale. Un mondo che ti induce a momenti di silenzio in onore alla morte. Ma in quei momenti, vorresti solo sederti un attimo a prendere respiro e magari qualche volta riuscire a piangere. Ti fanno compagnia i ricordi. I ricordi di quelle file alle cabine telefoniche per sentire una voce per te importante, lontana e dentro di te. Quanti sentimenti e quanti sogni sono iniziati e morti in quel minuscolo spazio che era di tutti, dove tutti vedevano se eri innamorata, o se eri delusa. Ma si parlava, si comunicava, l’utopia era il nostro modo di essere e di interpretare la vita. Oggi cerchiamo di immaginare ma è meglio non farlo. Perché non ci sono più i Lennon o i Morrison che ci dicono:” Non dire mai che i sogni sono inutili perché inutile è la vita di chi non sa sognare “. Oggi usano altri slogan ma non ci fanno più desiderare un ideale comune. Ci hanno tolto anche quello. E mentre Lennon continuerà a essere giovane, noi invecchieremo senza aver avuto il tempo di crederci davvero a quel mondo dove eravamo tutti uguali. Ma io, da insegnante e da innamorata del miraggio, insegnerò: “We shall overcome”. Per far trionfare la mia speranza e quella di tutti i miei studenti.