RIFARE LUCIO DALLA SENZA PAROLE: SOLO FLAUTO E CHITARRA. ZIOMI & PIGOLOTTI E LA “DIALETTICA DELL’IMMAGINARIO”

RIFARE LUCIO DALLA SENZA PAROLE: SOLO FLAUTO E CHITARRA. ZIOMI & PIGOLOTTI E LA “DIALETTICA DELL’IMMAGINARIO”

«Il titolo originale era “Dialettica dell’immaginario”, poi un uomo rozzo ha cambiato questo titolo e a voi è arrivata così…». La voce inconfondibile di Lucio Dalla si sente per un attimo, in apertura, a introdurre la traccia n.1, cioè “Cara”, una delle quindici canzoni, ma in realtà sono di più a causa dei due medley, che Maurizio Ziomi e Marco Pigolotti propongono ora in un disco-omaggio che recupera proprio quel titolo, all’epoca direi opportunamente scartato, quasi in una prospettiva filologica.L’idea dei due musicisti romani è audace: “spogliare” alcuni dei brani più famosi di Dalla (1943-2012) e riproporli in un arrangiamento semplice, minimale, solo flauto e chitarra acustica, senza parti cantate, in modo che la melodia, spesso infissa nella memoria degli ascoltatori, emerga dall’interagire dei due strumenti.Direte: ma che cosa sono le canzoni di Dalla senza le parole di Dalla, senza la voce di Dalla? Il rischio, insito in questo tipo di “riletture” strumentali, ovviamente esiste, ma Ziomi e Pigolotti, due giovanotti che nascono “metallari” e che via via si sono convertiti alla musica acustica (Pigolotti suona addirittura bluegrass e old-time), aggirano l’ostacolo pigliando le canzoni che più si prestano a quella torsione interpretativa.Il risultato, dopo un momento di stupore, è interessante: chi conosce a memoria Dalla ritroverà i sapori di quelle partiture, svuotate e riempite allo stesso tempo; chi ama meno Dalla, come il sottoscritto, si farà prendere dal piacere di sentir riaffiorare melodie anche accattivanti, sepolte nella memoria.Tra le quindici tracce c’è il meglio di Dalla: da “Cara”, appunto, a “Futura”, da “Piazza Grande” a “Balla balla ballerino”, da “Canzone” a “Caruso”, passando per “4 marzo 1943” e naturalmente “L’anno che verrà”. Proprio il brano che Ziomi & Pigolotti hanno scelto per chiudere il loro concerto di presentazione giovedì sera alla “Latteria Garbatella”, in una saletta piena in ogni ordine di sedie e con gente in piedi.Flauto e chitarra sono due strumenti che si sposano volentieri, anche nei contesti più diversi, e tuttavia la coppia prova a estrarre suoni non convenzionali dai duetti, a tratti anche “sporchi”, in modo da non creare l’effetto delle compilation “alla Fausto Papetti”. Le parole perse, così cruciali nella poetica di Dalla, vengono restituite dall’eloquenza del cantato flautistico e degli arpeggi chitarristici; e magari a casa o in auto saràdivertentecantarci sopra.Del resto, molti anni fa un regista poco noto, ma a me caro, cioè Giorgio Molteni, girò un film che si chiamava “Aurelia”, un road-movie tra l’avventuroso e il sentimentale nel quale echeggiava come motivo ricorrente “Sparring Partner” di Paolo Conte, ma solo in un’esecuzione strumentale, senza parole: a me parve bellissima, più dell’originale.“Dialettica dell’immaginario” sarà acquistabile in rete o chiedendolo ai diretti interessati anche tramite Facebook (“Duo Maurizio Ziomi – Marco Pigolotti”). Nella copertina i due musicisti appaiono fotografati in uno strano contesto urbano. Ebbene, quelle suggestive scale “a chiocciola” di cemento vengono da un palazzone di via Cesare Pavese, a Roma, e proprio lì – l’omaggio è voluto – Carlo Verdone girò l’ultima scena di “Borotalco”.