ADDIO MONTAGNE VERDI. LE FERITE DI UNA BAMBINA
13 anni. Sapete cosa significhi avere 13 anni? Ve lo ricordate ancora? A 13 anni, smaliziati o meno, intelligenti o meno, maturi o no, si è bambini. Si può apparire grandi, si può sembrare già una signorina, si può avere un atteggiamento da adulti, ma si è bambini. Si è piccoli, inutile girarci intorno, a 13 anni il pranzo della vita non ci ha offerto neanche l’aperitivo, per quanto squallida ed amara possa essere stata la colazione. Eppure c’è chi quella età la straccia, la calpesta, e non si tratta del mostro come lo conosciamo. Non ci sono solamente adulti da cui scappare quando offrono caramelle, ma anche ragazzi poco più grandi di noi, o coetanei, disposti a mettere in mostra qualcosa che per molti è semplice fonte di sfottò. Stiamo parlando, nello specifico, di una bambina, è bene ricordarlo, che in un paesino della Calabria, è stata per due anni oggetto di abusi, fisici e mentali, da parte di un gruppo di ragazzi. Una bambina che, ceduta dal suo fidanzatino dell’epoca ad un figlio di un capetto mafioso, è stata poi passata ad altri, come un oggetto. Una bambina che è stata ripresa in atti sessuali con questi giovani balordi, senza potersi sottrarre alle richieste, sotto la minaccia di mostrare i video che la riprendevano. Una bambina che non sapeva con chi parlare, che teneva dentro di se la vergogna, come fosse colpa sua ciò che le accadeva. Una bambina che in un tema ha velato la sua angoscia, non abbastanza per fortuna, e così l’orrore è emerso nel suo raccapricciante squallore. Orrore per quei giovani senza onore, che baciano madri e sorelle e cugine difendendone onore e virtù, per poi trattare un altro essere umano come fosse un pezzo di carne senza anima. Orrore per un paese in cui solamente una maestra ha saputo cogliere la sofferenza celata dentro ad altre parole, arrivando a scoperchiare un pozzo di dolore e di angoscia. Qualcuno ha una vaga idea di cosa possa passare nella mente di una bambina che si sente additata come puttana da qualche povero idiota? È una bambina, non comprende che la vergogna non può e non deve essere la sua. Orrore per un paese in cui nessuno sapeva, e dove tutti però avrebbero biasimato la bambina, perché per certe mentalità, la colpa è sempre della femmina. Non della donna, non della ragazza o della bambina, ma della femmina. Colpa per come si muove, come si veste, come agisce, perché è nata femmina. In certe realtà nascere femmina equivale ad una condanna, a meno che non si sia figlia o sorella di un balordo che se la comanda. E tutto il paese a testa china, nascosta sotto la sabbia per non vedere, ma come si dice, nascondendo la testa sotto la sabbia resta scoperto e vulnerabile il resto. Le ferite di quella bambina, e di tante come lei, ricadono sui genitori dei balordi, degli idioti, dei mostri. Perché quei genitori hanno pagato degli avvocati, per difendere i loro figli in tribunale. Hanno provato a far difendere i loro figli dall’accusa peggiore: abuso su una bambina. E qualcuno gli ha creduto, in tribunale, tanto è vero che le pene sono state comminate in misura inferiore a quanto richiesto dall’accusa. Difese accorate, dichiarazioni di pentimento, ed intanto la bambina ha dovuto lasciare il paese, gli affetti, per trovare, lei e la famiglia, una nuova identità, e forse anche per sfuggire alla vendetta di un padre capo clan, che non sopporta il disonore del figlio condannato ma non vede la morte emozionale di una creatura. Ma quella bambina ogni volta che tornerà in quel paese morirà dentro, il paese dei mostri che le hanno divorato i sogni, l’amore. Come si cancella questo abuso? Lo chiediamo ai giudici, agli avvocati, alle famiglie dei mostri, alle famiglie di Melito Porto Salvo. Come si cancella quel ricordo da dentro di voi? A voi madri, padri, sorelle, fratelli, parenti, avvocati, a tutti voi viene rivolta la stessa domanda: come vivete sapendo che una bambina è stata uccisa dentro? Sarebbe stato meraviglioso, in contrasto col diritto alla difesa ma in linea col diritto alla sopravvivenza dell’anima, se non ci fosse stato alcun avvocato disposto a difendere quei balordi. Se si fossero rifiutati tutti di presenziare a quel dibattito. Sarebbe stato un bel segnale se fosse stata la legge ad obbligare un avvocato a difendere quei giovani orchi. Ciao bambina, forse non è più il tempo di montagne verdi e conigli dal muso nero, ma non è colpa tua, la colpa è solo nostra.
