STORIE DI ORDINARIE FOLLIE A ROMA
Se una notte (ma anche un giorno) d’inverno un viaggiatore dovesse passare per Piazza Mazzini, quartiere Delle Vittorie, vedrebbe un immenso Tir degno del film “Duel” di Spielberg, dal motore sempre acceso, parcheggiato per lungo davanti a uno dei bei palazzi della piazza. Il grande camion è lì ormai da oltre cinque giorni, delimitato da nastri bianchi e rossi e circondato da un aroma di nafta e smog ormai quasi familiare e domestico per gli abitanti della zona. Questo Tir è un “gruppo elettrogeno” ambulante che fornisce l’energia elettrica a un intero palazzo e ad alcuni negozi sottostanti che altrimenti resterebbero al gelo e al buio, a seguito di un non meglio identificato guasto accaduto cinque giorni fa. Da quel giorno si sono presentati, dopo insistenti e ripetute telefonate degli utenti, al freddo e al buio, all’azienda elettrica, due scorbutici signori che non hanno voluto rilasciare dichiarazioni sul quando e come l’agognata riparazione sarebbe avvenuta. E’ quindi arrivato questo pachiderma di camion e i due signori se la sono filata alla chetichella. Dopo di che il nulla, se non il vortice di smog, rumore, occupazione di suolo pubblico, cavi scoperti, ecc. Tentativi di telefonate per sollecitare riparazione o almeno avere informazioni, a vuoto. Vocette automatiche che invitano a “premere il tsto uno, anzi no, il due” o a munirsi di numeri vari, fatture, codici, anno di nascita, conto corrente, e poi cade la linea. Ora ci si domanda: ma in cinque giorni, che diventeranno chissà quanti ancora visto che non si vede anima viva dell’azienda elettrica, è periodo natalizio, e tutto tace e giace come il primo giorno, non si faceva prima a cercare di riparare il guasto all’origine del problema invece di mettere questa immane toppa? L’enorme gruppo elettrogeno è: a) costoso, b) inquinante, c) rumoroso, d) ingombrante, e) forse più utile in una zona terremotata o disagiata che qui in Prati, f) pericoloso ( cavi elettrici coperti alla bell’e meglio e in parte scoperti, etc… Roma ci sta abituando a tutto. A tutto ciò che è transitorio, indefinito, buttato lì, arrangiato ( ovvero “arrangiatevi”) e questo camion sbuffante, i cavi elettrici sul marciapiede, le non risposte degli addetti, l’elusività di chi dovrebbe garantire un servizio essenziale e pubblico che paghiamo profumatamente e senza deroghe altrimenti staccano la luce, il disprezzo per la qualità del lavoro, dell’impegno preso con i cittadini, il festival del “tanto c’è di peggio”, il timore insinuato di staccare anche questa traballante spina e dover dormire in un igloo buio… No. Non va bene. Non va bene abituarsi ad abbozzare sempre, a temere, a tacere, a non pretendere il giusto che spetta se si ottempera al proprio ruolo. E poi, tu, omino che vivi nell’abitacolo del Tir ( sì c’è un signore là dentro, notte e giorno forse a guardia del mezzo) che ne dici di aprire le tendine che hai tirato tutto intorno ( forse per nascondersi, forse si vergogna un po’ del lassismo dei colleghi dell’azienda elettrica), almeno ti vediamo in faccia e ti salutiamo. E, se devi restare qui pure le feste ( speriamo di no ) almeno ti facciamo gli auguri di Natale. (PS: il Tir mentre sta facendo manovra, cinque giorni fa.)
