7 INDAGATI PER L’HOTEL RIGOPIANO. TRA LORO ANCHE L’EX PREFETTO

7 INDAGATI PER L’HOTEL RIGOPIANO. TRA LORO ANCHE L’EX PREFETTO

Un nuovo fascicolo di indagine, sulla tragedia dell’Hotel Rigopiano, è stato aperto dalla Procura di Pescara con la notifica di 7 avvisi di garanzia a carico del personale della Prefettura di Pescara.Tra gli indagati anche l’ex Prefetto Francesco Provolo.Le accuse vanno dalla frode in processo penale a quella di occultazione del brogliaccio delle segnalazioni alla Squadra Mobile di Pescara per aver nascosto la chiamata di soccorso fatta alle 11.38 del 18 gennaio 2017 dal cameriere Gabriele D’Angelo, vittima della tragedia.Il fascicolo si aggiunge all’inchiesta principale, che vedeva indagate già 24 persone accusate di vari reati.Dall’abuso edilizio, al disastro e all’omicidio colposo.L’inchiesta è divisa in tre filoni e riguarda la posizione dell’albergo, costruito in una zona “esposta a forte pericolo di valanghe”, l’emergenza neve che non venne affrontata in modo idoneo e la Carta di localizzazione dei pericoli valanghe, che non divenne mai effettiva, nonostante fosse stata approvata nel 1992.Le nuove indagini erano iniziate un anno fa dopo l’acquisizione di una inedita conversazione tra il carabiniere della sala operativa di Pescara e la funzionaria della prefettura Daniela Acquaviva.La telefonata suscitò grande scalpore per una delle frasi da lei pronunciate “la mamma degli imbecilli è sempre incinta” e in cui riferisce al carabiniere che l’intervento su Rigopiano era stato fatto in mattinata riferendosi proprio alla telefonata pervenuta da Gabriele D’Angelo.Tra gli indagati anche i due viceprefetti Salvatore Angieri e Sergio Mazzia, i dirigenti Ida De Cesaris, Giancarlo Verzella, Giulia Pontrandolfo e Daniela Acquaviva.Salvatore Angieri è l’attuale vicario del Prefetto di Macerata, mentre Mazzia è il vicario del Prefetto di Crotone.Si suppone che D’Angelo avesse chiesto di evacuare la struttura dopo le scosse di terremoto avvenute nella zona ma che non sia stato dato seguito alla sua richiesta.La telefonata si svolgeva tra i carabinieri e la Prefettura, alle ore 18.09 del 18 gennaio 2017, quindi almeno un’ora e venti dopo la valanga.Il carabiniere in servizio riferisce di aver ricevuto una telefonata di Quintino Marcella, il proprietario del ristorante di Silvi dove lavorava Giampiero Parete, scampato alla tragedia insieme alla famiglia.Il ristoratore dichiarava ai carabinieri che Parete gli aveva riferito della valanga.“Ho preso una telefonata adesso da un signore – dice il carabiniere – di un certo Quintino. Marcella. Questo qua mi ha detto che un cuoco di sua conoscenza che sta all’Hotel Rigopiano…”.La dirigente Acquaviva lo fermò per dirgli “l’Hotel Rigopiano è già stato fatto questa mattina. C’erano dei problemi. Sono stati raggiunti e sta tutto apposto”.Lo scambio tra Prefettura e Carabinieri di fatto termina con una telefonata nella quale la Acquaviva si rivolge ad una terza persona che si trova con lei e le chiede: “…scusa l’Hotel Rigopiano è stato fatto questa mattina l’intervento no? …ai Carabinieri ha telefonato uno dicendo è crollato l’Hotel Rigopiano con dentro la gente ma… una voce maschile in ambientale dice: ma che stiamo scherzando. Donna: ma non è vero.Una voce maschile dice: è uscito fuori che era uno scherzo…”.L’operatore del 112 a quel punto tira un sospiro di sollievo “Ah addirittura è uscito fuori che era uno scherzo”. Voci di sottofondo della sala operativa della Prefettura dicono “Ho parlato pure io con un uomo di Rigopiano… dice che siccome ci sono problemi con le linee telefoniche… scusa contattate là.Eh no io credo sia tutta una montatura”.L’indagine parte proprio da questa telefonata di D’Angelo che risulta aver chiamato la Prefettura di cui però, non esiste alcuna traccia.