PIERSANTI, UN UOMO CONTRO

Era il 6 gennaio del 1980. Una domenica, di festa a Palermo così come in tutta Italia, con le famiglie intente a celebrare l’epifania. Un uomo, entrato nella propria autovettura, una fiat 132, dopo aver fatto accomodare moglie, figlie e suocera, stava per mettere in moto quando dal finestrino alcuni colpi di pistola lo raggiunsero, uccidendolo sul colpo. Quell’uomo era Piersanti Mattarella, il Presidente della Regione Sicilia. Un uomo che voleva riformare la politica dell’isola, con la razionalizzazione e la riduzione dei criteri legati agli atti di governo. Nel corso del suo breve mandato, era stato eletto il 9 febbraio del 1978, aveva attuato provvedimenti a contrasto della disoccupazione, ed il decentramento dei poteri a favore dei comuni, oltre al rifinanziamento degli asili nido, materia, per l’epoca, quasi non considerata. Fu dopo l’omicidio di un ragazzo, avversario della mafia, Peppino Impastato, che Mattarella scese in campo dichiarando la sua volontà di estirpare e contrastare il fenomeno della criminalità organizzata. Nell’isola tutti sapevano chi era stato ad eliminare il conduttore radiofonico, ma la legge dell’omertà consentiva solo sussurri, niente altro. Unitamente ad un’altra futura vittima delle cosche, Pio La Torre, che denunciò l’Assessorato all’agricoltura siciliano come centro della corruzione, Mattarella fu un convinto assertore della necessità di trasparenza e legalità nella gestione dei contributi agricoli, una presa di posizione che spiazzò tutti coloro che erano ormai assuefatti alla condotta scorretta della politica ed alle connivenze con i mafiosi. Democristiano Mattarella e comunista La Torre, un sodalizio virtuoso che si sperava avrebbe potuto ingenerare emuli, se non vere e proprie correnti riformiste della morale e dell’etica. L’omicidio di Mattarella venne inizialmente interpretato come attentato di matrice terroristica, anche perché alcune dichiarazioni successive al fatto, da parte di un gruppo neo fascista, sembrarono rivendicazioni vere e proprie riferite al politico democristiano. Ma si trattò di un delitto anomalo, e le indagini, di una inusuale lentezza, sembrarono confermare la pista eversiva di estrema destra, seppur in aiuto a “cosa nostra”. Il giudice Falcone, altro martire della criminalità isolana, era convinto che la mano dell’assassino fosse guidata dai neofascisti, ma dopo la morte del giudice, si iniziò ad indagare esclusivamente in direzione mafia, anche se, dalle dichiarazioni del pentito Buscetta, non si trattò di una decisione unanime. In particolare si additò come responsabile e mandatario Totò Riina, che si impose sulla cosiddetta “commissione”, una sorta di organo collegiale della mafia. Matterella, sempre secondo le dichiarazioni dei pentiti, doveva essere ucciso perché la sua opera di trasparenza e modernizzazione rischiava di compromettere la mala gestione delle risorse da parte di mafiosi e politici, con particolare evidenza alle relazioni tra Vito Ciancimino, ex sindaco di Palermo e referente politico della cosca dei corleonesi. Inoltre Mattarella, a differenza dei politici democristiani che si erano succeduti nell’isola dal dopoguerra in poi, non era disposto a concedere contropartite, in cambio di favori che avrebbero comunque richiesto violenza, sangue, intimidazioni. Seguirono processi, altre indagini, la pista mafiosa sembrava essere l’unica perseguibile. Ma ora, da pochi giorni, la Procura di Palermo ha riaperto l’indagine, per verificare elementi riconducibili ancora una volta al terrorismo di destra, i NAR di Giusva Fioravanti, anche se questi venne definitivamente assolto dall’accusa di coinvolgimento dopo gli esiti processuali. Il punto nodale della questione, secondo la Procura, sono gli interessi della mafia in una eventuale uccisione di Mattarella, chiarire perché lo si voleva eliminare, dato che non era di certo l’unico politico ostile al clan dei corleonesi, in Sicilia e nel resto d’Italia. Un delitto dalle troppe ombre, tanto che Leonardo Sciascia, conoscitore della realtà siciliana, ebbe dei sospetti, poiché l’uccisione davanti ai familiari non è da esecutori della mafia. Ciò che è certo è che Piersanti Mattarella era considerato da tutti una persona perbene, e non sarà eliminandolo che si potrà cancellare il ricordo delle sue battaglie.