I LADRI DI CARBURANTE DEL MESSICO

Nella regione di Puebla, uno dei punti più critici con 1636 «buchi»accertati, gli «huachicoleros»vanno in giro con i loro veicoli dotati di grandi contenitori in plastica, il giornale Milenio ha pubblicato ieri le foto di uno di questi mezzi che incrocia un fuoristrada dell’esercito. E comunque, abituati a navigare, i trafficanti si sono limitati a cambiare orario: forano la terra tra le 2 e le 3 di notte. Facile per loro individuare dove passa la linea in quanto spesso ci sono dei cartelli che ammoniscono a non scavare in un determinato punto. Ma, a parte queste involontarie segnalazioni, le gang corrompono funzionari, ingegneri, dipendenti, in base ad un tariffario deciso dai capi. E quando non si dedicano alle pipeline diversificano prendendo di mira i convogli ferroviari, depredandoli dopo aver bloccato i binari. Amlo, giustamente, non poteva tollerare lo sfregio e tantomeno sopportare il danno. Però si è subito scontrato con ramificazioni gigantesche, perché la merce non è solo venduta agli angoli delle strade: indagini hanno accertato l’acquisto da parte di società texane, a riprova di come le responsabilità non siano solo di una parte. E’ come per il flusso di droga. C’è la domanda – insaziabile – da parte dei clienti Usa per la coca o le anfetamine, la stessa cosa – in scala minore – può avvenire con il carburante. Gli analisti sostengono che sono almeno otto i cartelli che si contendono la torta. Hanno iniziato i Los Zetas e il Golfo, in seguito insidiati da Sinaloa e dall’ambizioso Jalisco-Nueva Generacion che vorrebbe spazzare via il resto. Quindi le sotto-cellule e nuclei arruolati nei villaggi. Gli uomini di El Tonin contro quelli di El Bukanas, uno dei più agguerriti. Ci si spara per la polvere bianca, ci si ammazza per l’oro nero. Due giorni fa a Miguel Aleman, vicino al confine con il Texas, hanno rinvenuto 21 corpi carbonizzati vicino a dei Suv: una delle ipotesi è che una colonna del Golfo, impegnata nelle rapine di idrocarburi, sia stata sorpresa dai killer del Noreste. Altre vittime dopo le oltre 31 mila del 2018.