FLOP PER BONUS CULTURA: COME MAI I GIOVANI NON UTILIZZANO IL SERVIZIO?

FLOP PER BONUS CULTURA: COME MAI I GIOVANI NON UTILIZZANO IL SERVIZIO?

Da qualche giorno c’è un mistero che riguarda i ragazzi italiani, e in particolare i 18enni. Perché la stragrande maggioranza di loro non ha ritirato e speso i 500 euro che il governo Renzi ha messo loro a disposizione? 500 euro non sono pochi, non di questi tempi. Non lo sono di certo in un paese dove il 40 per cento dei giovani che cerca un lavoro non lo trova. Eppure 18app stenta ad avviarsi. A dirlo sono i numeri, e le difficoltà che i 18enni stanno riscontrando nell’ottenere il bonus di 500 euro da spendere totalmente in cultura. Qualche giorno fa, il quotidiano La Stampa, ha rivelato che soltanto il 6,3 per cento di quei soldi sono stati spesi, al punto che il termine per spenderli, che inizialmente era il 31 gennaio, è stato prorogato a fine giugno. Dalla sua approvazione ed entrata in vigore, diversi giornali hanno raccolto testimonianze dirette che parlano di scarsa informazione e difficoltà burocratiche. Le dichiarazioni contrastano nettamente tra loro: c’è chi, dopo molte “prove”, è riuscito ad ottenere il bonus e a spenderlo; altri invece si sono rifiutati fin dall’inizio di usufruire dell’incentivo. Tra questi, un commento piuttosto significativo e decisamente attuale, di uno studente che, visti i tagli e la “crisi” del sistema scolastico, non ha esitato a mostrare la propria incertezza e disapprovazione: “In un sistema in cui le scuole e la parte del welfare dedicata all’istruzione vengono costantemente depredate a livello economico, onestamente non mi sembrava la cosa più sensata, questa del bonus”. Ma la difficoltà di “ingranaggio” di tale progetto è data sostanzialmente da tre grandi problemi: comunicazione insufficiente, linguaggio poco chiaro e registrazione dell’account. Lungaggini che alla fine hanno fatto desistere molti ragazzi. Dalle dichiarazioni emerge che, la notizia di ricevere questo bonus, si è appresa con forte ritardo, dal momento che non è stata divulgata adeguatamente, e quando ciò è avvenuto, è stato fatto probabilmente in maniera poco chiara. Bisogna poi aggiungere che la maggior parte dei giovani si è trovata bloccata di fronte alla registrazione al sito, sia per una difficoltà di comprensione del “testo”, sia nella modalità di compilazione dei dati nella fase finale dell’account. Le risposte a queste testimonianze non si sono fatte attendere: il segretario nazionale del movimento studenti di Azione Cattolica, Giole Anni, ha detto: “Chi non comprava libri continua a non acquistarne, chi non andava al cinema e a teatro continua a non andare. Il bonus cultura è un flop perché non sta cambiando nulla”. Ora la questione si sposta ad un quesito: ai giovani, quanto interessa la cultura? A Gioele Anni ha risposto il portavoce della Rete degli studenti medi Gian Marco Monfreda. “I cinquecento euro sono solo una paghetta e nulla di più, molti di noi non ne hanno granché bisogno” – e aggiunge- “ci sono pochi commercianti che si sono registrati. Persino nelle grandi città non si trovano negozianti che partecipano a questo progetto, e fuori dalle metropoli o dai capoluoghi di provincia ci sono realtà dove non c’è un alcun punto vendita che ha aderito all’iniziativa. Eppure la cultura non è solo per chi abita nelle metropoli”. Osservazioni confermate e pubblicate sulle pagine de La Stampa, dove su una mappa dell’Italia vengono segnalate le zone con i negozi aderenti: su 8mila comuni, 7.012 non hanno neanche un esercizio che ha aderito all’iniziativa. Ma il problema “cultura” sembra proprio esserci: secondo dati Istat, il 18,6% della popolazione (28,6% al Sud), in un intero anno non legge neppure un libro e non va mai al cinema o a teatro. “Siamo un Paese molto diviso a seconda del reddito, del livello di istruzione, dell’offerta sul territorio. E questo influisce sui consumi culturali”. Questo è quanto affermato da David Benassi, sociologo economico e docente all’università Bicocca di Milano. “Sviluppare l’amore per la cultura è una lunga prassi che coinvolge tutti: scuola, famiglie e politica”, ha detto il docente. “Ma non basta un mezzo flop del bonus per dire che alleviamo generazioni piatte e disinteressate. Finché possono, i ragazzi consumano cultura gratis, a partire da film e musica scaricati da Internet. Poi, se decidono di pagare, il loro cinema è Netflix, la musica è Spotify…”. A denunciare le difficoltà di questo sistema di accreditamento, è anche Rosario Trefiletti, presidente di Feder consumatori, accostando 18App alla disoccupazione: “Tutto quello che si fa per i giovani va bene, ma qui serve lavoro. Non voglio sparare contro questo provvedimento, che senza dubbio è positivo, ma serve occupazione.” Per evitare un flop colossale, quindi, è necessario un deciso cambio di rotta, ad esempio, con l’aumento dei rivenditori che aderiscano all’iniziativa.