117 DISPERATI MUOIONO NEL MARE NOSTRUM. MA CHI HA ASCOLTATO LE LORO GRIDA?
Quanto silenzio, il mare ha ricevuto il suo tributo e tace. Saziata la sua fame, l’onda che ha ghermito ora può riposare. Eppure solo poche ore fa, in quel tratto di mare davanti alle coste libiche, si levavano alte le urla e i lamenti? Immaginati? Si. Indubbiamente, mentre il calore dei caminetti accesi riscalda camere e cuori nelle nostre comode case. Centoventi persone in crociera nel Mediterraneo, a vivere la pacchia del viaggio invernale. Cabina super lusso, bagaglio ricchissimo, comfort e assistenza da prima classe. Biglietto di sola andata. Costoso, al più caro dei prezzi pagati. Uomini, donne, bambini stipati su un gommone. Undici ore a sollazzarsi fra le onde. Terrore? Ma quale terrore! Sono urla di felicità come quando si sale sulle montagne russe e si sale, sale e poi giù in picchiata a perdifiato. Come copre il Mare Nostrum grida e corpi! Una coltre maledetta,benedetta. Oh, sì, lentamente, ad ogni ora che passa sul gommone si sta più comodi. Qualcuno scivola in acqua. Com’è clemente il buio: non fa vedere i volti tesi nello spasmo finale di un ultimo anelito di vita. Com’è generoso il mare: abbraccia corpi nell’ultimo abbandono, stanco, rassegnato, rinunciatario, sconfitto. Com’è gelido il respiro che fuoriesce dalle narici, gelido come le acque che silenziosamente catturano corpi che uno ad uno scivolano senza forza, senza fiato speso per urlare, per pregare, per un ultimo pensiero o bacio. Poi l’alba di un nuovo giorno, sono rimasti in pochi sul gommone semi affondato. Poco fiato. Solo il terrore impresso sui volti e indelebile nel cuore. Tanti, troppi sono parte del mare ormai. Sono rimasti solo loro in quell’ alba che non sa celare più lo scempio. Perché nessuno giunge? Sordo il mondo alle grida? Non erano solo di uomini, di donne. Vi erano grida di bimbi. Ma la notte, quella dell’anima cela tutto, ovatta ogni cosa. E il mondo non ha udito. Ha tappato le orecchie con la stessa facilità con cui ha chiuso i porti. Un elicottero. Stanchi i superstiti levano lo sguardo verso il cielo. Forse è la salvezza. Calano due zattere. Il rumore si allontana, ha poco carburante l’elicottero deve rientrare a Sigonella. Dà l’allarme. Di nuovo silenzio e pace, la pace dei vinti, dei persi, della speranza che sconfitta galleggia sulle onde. Quella speranza che si chiama Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo, che prevede al suo art. 13 che : 1. Ogni individuo ha diritto alla libertà di movimento e di residenza entro i confini di ogni Stato.2. Ogni individuo ha diritto di lasciare qualsiasi Paese, incluso il proprio, e di ritornare nel proprio Paese. 1. Ogni individuo ha diritto di cercare e di godere in altri Paesi asilo dalle persecuzioni. Quella speranza che si chiama ONUe che fra i suoi compiti ha quello di assicurare la pace e la sicurezza tra le nazioni, tramite mediazioni per risolvere i conflitti prima che si arrivi all’uso delle armi;favorire l’aumento di relazioni di collaborazione e amicizia tra gli Stati membri;assicurare il rispetto dei diritti umani, delle libertà fondamentali e della democrazia;aiutare lo sviluppo economico, sociale e culturale dei Paesi più poveri, tramite agenzie specializzate in diversi settori. Si, quella speranza galleggia, fallita come queste norme e queste istituzioni. E il mare Nostrum piange, come il volto rigato di lacrime di tre soli sopravvissuti al sordido e cieco ossequio alla ragione di stato.
