DIARIO DI BORDO E LE RAGIONI DI STATO
Scappo, non ho rifugio,il mio io mi ritroverà.Scappo in mezzo a un deserto, che sia di sabbia o di carne che importanza ha. Scappo, piedi piagati, ho venduto scarpe per sogni ormai violati. Ho rinunciato a credere nella dignità, ho barattato poesia, ho venduto anche la mia di umanità. Sabbia e sale strofino sul mio cuore, rappresentano ciò che ho lasciato e ciò che volevo trovare. Hanno sputato, pisciato sopra il mio sonno stanco,hanno giocato, gioito sul mio orgoglio infranto, hanno spalancato le mie membra e fatto croce per la mia gente,hanno guardato la mia bocca, i miei denti, unica mia ricchezza, unico mio niente. Hanno deriso il mio colore…_bruciato mi hanno detto, sei arso dal sole!_ La mia compagna ha un grembo non più di donna, solo fucina di piacere, membri stranieri accoglie, odori sconosciuti, giochi perversi sotto la sua gonna! Mi han detto: stai a guardare! Mentre umiliavano la madre, la sorella, il figlio, stai a guardare! Un branco a dividere le prede e il mondo a fingere di non vedere ciò in cui non crede. Scegliere! Che parola ardita. Per me, nero che non ho potere neppure sulla mia vita. Scegliere tra restare o morire in mare.Sai dirmi, che scelta in questo ho io, cosa dovevo fare? E credi che sia la scelta del tuo o del mio Dio? Quanta acqua intorno a me,zaffete di salmastro che non ricoprono l’odore di sudore che c’e’. Dicono che sia bello il marenei suoi tramonti, nelle sue albe da guardare, per sognare. Io ci vedo solo un riflesso animale di chi come me è già oltre il bene, oltre il male. C’è una riva, la vedo vicina, del deserto non è un miraggio.È una riva che sento lontana, delle anime, della loro deriva, del crudele loro umano naufragio. Giocano con le ragioni di stato,mi hanno tolto il presente, il futuro e il passato,giocano con questa mia pelle, su questo ponte, tremo, sento fredde anche le stelle. Stringi la mano compagna mia,Dio come è fredda…un calcio in culo al mondo, un tuffo ancora, un saluto a questa stupida agonia!
