SI E’ AMMAZZATO PERCHÉ GLI ABBIAMO SBATTUTO LA PORTA IN FACCIA
Prince Jerry era un giovane nigeriano di 25 anni fuggito dalla miseria e arrivato a Genova. La Nigeria un paese dove sono endemiche guerre tribali e di religione, ricchissimo per pochi e poverissimo per gli altri, che naviga nel petrolio e dove le multinazionali del petrolio, Eni compresa, fanno la gara a chi corrompe di più l’ambiente e le persone. Ospite della comunità religiosa di don Giacomo Martino a Genova aveva borse di studio, faceva volontariato e il suo grande desiderio era il riconoscimento della sua laurea nigeriana in chimica in una laurea spendibile in Italia e nel resto del Mondo. Sperava di diventare rifugiato politico ma gli hanno detto che era migrante economico, e tutto quello che dalla fuga dalla Nigeria fino alla comunità di Genova e le aule universitarie aveva costruito è crollato. Svanita ogni speranza s’è gettato sotto un treno. Che frase ipocrita “migrante economico”, con essa cinici creatori d’immagine al servizio del governo vorrebbe indurre a credere che chi lo è sia dello stesso tipo di quelli che in giacca e cravatta ti aspettano in banca per romperti le scatole e farti investire i quattro soldi che ti sono rimasti. Invece vuol dire solo “tu per noi non esisti, torna nella merda da cui sei venuto”. Don Giacomo Martino, prete che si è dato agli altri, aveva chiesto silenzio sulla morte di Prince Jerry, ma quel silenzio è stato spezzato perché per alcuni è stato faticoso tenere per sé il motivo della morte di Prince. Un giovane uomo dalla faccia e dal sorriso pulito ammazzatosi perché l’Italia gli ha sbattuto la porta in faccia.
