UNGHERIA: A SCUOLA SOLO LIBRI PUBBLICATI DALLO STATO

Novità per gli studenti ungheresi. Dal prossimo anno, Viktor Orbán ha disposto che i libri scolastici pubblicati da l’Ofi, il Centro statale dello sviluppo dell’istruzione saranno gli unici ammesso nelle scuole. La riforma vieta l’uso di libri di edizioni private. Il progetto nazionalista di Orbán ora mira alla formazione delle nuove generazioni per filtrare la storia e censurare, attraverso la sua personale visione, i fatti contemporanei. Nonostante l’invito a un ripensamento da parte di docenti e genitori allarmati da questa decisione, Orbán tira dritto. Cambierà così il pensiero ai giovani studenti che si troveranno a condividere le sue stesse ideologie. Cambierà il senso della parola migranti, ritenuti pericolosi per il presidente e anche la parola Europa sarà sottoposta a revisione. Dopo la decisione di riscrivere i libri, solo cinque anni fa, dove già Orbán aveva applicato diverse epurazioni riportando dati inaccettabili, denunciati anche dal partito ungherese di opposizione, ora si fa tabula rasa della cultura internazionale. Non è l’unica riforma nel settore che investe il diritto allo studio a qualsiasi livello. Per decreto governativo lo studio sul “gender” è stato vietato, tutti i corsi relativi bloccati e le cattedre cancellate. Lapidaria la risposa del governo a chi lo accusa di gestire il potere in modo antidemocratico e discriminatorio. Il portavoce governativo Zoltán Kovács ha affermato che: “Questo studio non coincide con la filosofia del nostro governo”. Il finanziere George Soros fondatore dell’ateneo CEU, Central european university, una delle istituzioni riconosciuto in gran parte del mondo, ha visto la sua università bloccata ed estromessa dal paese con una legge in cui viene negato il rinnovo della licenza. Nonostante l’attivazione dell’articolo 7 dell’Europarlamento, voluto dalla deputata olandese Judith Sargentini, una procedura di infrazione che scatta in caso di violazione dello Stato di diritto, Budapest non ha cambiato la via delle riforme in senso autoritario. Con la magistratura limitata nei suoi poteri, una legge sul lavoro che aumenta le ore di straordinario che possono essere richieste ai dipendenti, la guerra alle Ong, il controllo dei media e la galera per gli immigrati, Orbán e il suo partito Fidesz, continuano con la loro scalata al potere autoritario e la deriva nazionalista è sempre più forte.