ARALSK, UN MARE IN MEZZO AL DESERTO

ARALSK, UN MARE IN MEZZO AL DESERTO

Jetil è un tipo simpatico e sveglio. Ieri sera ci ha accolto nel piccolo ristorante che gestisce sulla piazza di Aralsk. Lui è allegro e sorridente, bel ragazzo sui trenta. Le donne che lo attorniano ci guardano con sospetto: chi sono questi due alieni pallidi e con gli occhi tondi che emettono suoni incomprensibili? Ma Jetil ci accoglie con entusiasmo, ci fa accomodare. Parcheggio la moto davanti la bottega e lui, con due dita verso i propri occhi, dice di stare tranquillo, che me la guarda. Poi andiamo su, a un tavolino sul ballatoio. È tardi, siamo gli ultimi clienti. Ordiniamo un piatto di ravioloni ripieni di carne e un kebab, più una birra. Una donna coi denti d’oro intanto lava il pavimento. Poco dopo la stessa ci porta i piatti e fa un rutto. Qui sono comunicativi. Il cibo è buono. Non mi sembra vero di essere su una terrazza di Aralsk, davvero in un puntino disastrato del mondo, e penso a quanto tutto qui dovesse essere bello col mare, coi pescatori, le reti ed i pesci. Un mare in mezzo al deserto. Torniamo in albergo che è buio. Bisogna stare attenti a non mettere le ruote sui banchi di sabbia che qua e là rendono infide le strade di terra battuta. Accendo i fari supplementari. Tutto è buio. La città dorme