ADDIO LEE IACOCCA, L’UOMO CHE CAMBIO’ FORD E CHRYSLER
Aveva 94 anni, era nato il 5 ottobre 1924 ad Allentown, in Pennsylvania. Figlio di immigrati italiani, è stato per decenni l’uomo più potente di Detroit, dove verso la fine degli anni ’70 fu presidente della casa automobilistica Ford e poi negli anni ’80 divenne amministratore delegato e presidente del consiglio di amministrazione della Chrysler. Lido Anthony “Lee” Iacocca entrò alla Ford nel 1946 e grazie alle sue doti di venditore, si fece rapidamente notare e si conquistò una fama considerevole.Il suo capo, il manager Robert McNamara, diceva che era capace di vendere qualsiasi cosa a chiunque e lo invitò addirittura a mettere le sue idee per iscritto, affinché si potessero vagliare le sue capacità di persuasore. E’ con la vettura che lui considerava come “la sua creatura”, la Mustang, che toccò la vetta del successo, conferendo un grosso vantaggio alla Ford. Col lancio della Mustang, il primo giorno, furono vendute 22 mila unità e in due anni le vetture vendute furono circa 1,5 milioni. Alla seconda metà degli anni ’70 era un 40enne ambizioso, e “la grana e la carriera” erano i suoi obiettivi, come scriverà poi nella sua autobiografia. In seguito al successo con la Mustang sapeva che non aveva rivali in Ford e Henry Ford II, doveva riconoscere il suo valore all’interno della Compagnia.Però tra i due si sviluppò un conflitto che non si spense mai e nel 1978 venne licenziato a causa del ridimensionamento dell’area manager. Iacocca ebbe parole di aspra critica personale nei confronti di Henry Ford II e arriverà a descriverlo come un “eterno playboy” incapace di lavorare sodo, disse di lui che badava solo alle apparenze ed era dedito a “Bacco, tabacco e Venere”.Disse anche che il suo licenziamento in realtà era solo dovuto ad una questione personale, all’icompatibilità di carattere che via, via, era diventata insostenibile. La carriera di Iacocca era ormai al tramonto e lui 54enne sembrava non avere chance, ma le cose stavano per cambiare ancora: con la recessione della fine degli anni settanta e con la caduta dello Scià in Iran e la conseguente impennata dei prezzi petroliferi, l’industria dell’auto iniziò a registrare forti cali nelle vendite, tra il 1979 e il 1982 le perdite complessive accumulate dal comparto dell’auto di Detroit arriveranno a 5 miliardi di dollari e lo scotto che pagò l’occupazione fu di 250 mila posti di lavoro persi.In questa crisi dalle proporzioni preoccupanti, la Chrysler era la casa automobilistica che maggiormente ne subiva gli effetti: stava cedendo quote di mercato e aveva un invenduto di centomila automobili pari ad una perdita di 600 milioni di dollari. Decisero di chiamare Iacocca in Crysler sperando che fosse proprio lui a trovare una strada per uscire dalla crisi. Per lui, si apriva una nuova occasione per mettere in opera di nuovo il suo valore e la sua capacità, ma costituiva anche una rivincita nei confronti di Ford II. Chiese ed ottenne carta bianca e ridisegnò la struttura della Crysler. In seguito in merito a quella fase scrisse che “non era una società unitaria, ma un insieme di feudi, ognuno dei quali diretto da una primadonna, senza il coordinamento di nessuno. Non esisteva nemmeno un vero sistema di controlli amministrativi. Iacocca a partire dal ’79 assume il comando totale nella casa automobilistica e forma una squadra di manager che lavora sotto la sua direzione. Le difficoltà economiche però sono enormi si è all’orlo della disperazione perchè non ci sono risorse, si deve allora chiedere una fideiussione al governo. Iacocca che è sempre stato repubblicano e contrario agli aiuti di Stato, si rivolge all’amministrazione, il presidente degli Usa è il democratico Jimmy Carter che gli concede una fideiussione da 1,5 miliardi di dollari, per poi procedere a nuove emissioni azionarie non appena le cose miglioreranno.Ora è il momento di battere il ferro e Iacocca taglia i costi, licenzia 8.500 operai e 7.000 impiegati. Poi, persuade la United Automobile Workers of America alla sottoscrizione di un contratto sindacale che gli garantisce risparmi per più di 400 milioni di dollari. Anche su se stesso opera tagli: riduce il suo compenso al valore simbolico di un solo dollaro, fino al risanamento dell’Azienda.Le cose iniziano a girare, il taglio dei costi e l’innovazione (grazie alla piattaforma K) determinano una rapida ripresa.Anche la pubblicità vede in Iacocca un testimonial importante per gli spot e lui è il primo che pronuncia la frase ad effetto: “Se trovate un’auto migliore di questa, compratela!”. La Chrysler riuscirà addirittura a restituire in anticipo allo Stato il denaro ottenuto. La casa Automobilistica è decisamente fuori dalla crisi e i guadagni sono stellari. Lee Iacocca pensa alla possibilità di una fusione Chrysler-Ford e alla creazione di un colosso globale dell’industria automobilistica, ma dovrà riporre i suoi piani a causa delle opposizioni. Continuerà la sua gestione in Chrysler fino a quando all’età di 68 anni, nel 1992, deciderà di ritirarsi, chiudendo per sempre la porta del lavoro. Quando era ormai a riposo non mancò di dichiarare il proprio apprezzamento per Sergio Marchionne, che in Chrysler, in qualche modo, ha attuato un rilancio piuttosto simile a quello che lui operò anni prima.Iacocca, nel bene e nel male, ha segnato indelebilmente l’industria dell’auto, è stato un abile manager, anche spietato e ha scelto di anteporre la salute dell’azienda all’occupazione, piegando anche le sue stesse convinzioni politiche pur di ottenere il risultato. Un uomo tenace e capace che ha fatto la differenza.
