LA DISPERAZIONE DAL MARE, CHIACCHIERE E INSULTI SULLA TERRA
Vedete questa mia foto?, era una sera d’estate come tante, la luna disegnava la sua scia luminosa sul mare, io ero in spiaggia, a catturare emozioni, ma ora provate a distogliere lo sguardo da quella scia luminosa, guardate verso l’orizzonte e vedrete solo il buio.Immaginate il freddo, il disorientamento, la corrente che vi trascina a se.Immaginate la paura, la sensazione di non riuscire a vedere chi era con voi fino a pochi attimi prima che tutto questo accadesse.. fa paura questo tanto amato mare, fa paura ed è difficile da contrastare soprattutto se non si sa nuotare bene, ma vi assicuro che sta alla base, anche per i più abili nuotatori, non dare mai il mare per scontato, l’averne rispetto e timore, a volte salva da situazioni rischiose.Molti migranti, al contrario di ciò che potremmo pensare, annegano gridando forte il proprio nome, non aiuto!, e lo fanno nella speranza di avvisare chi li può sentire. Lo fanno affinché il messaggio venga portato, da chi sopravvive alla propria famiglia, lo fanno non pensando a se stessi ma a chi gli vuole bene.Questo viene riferito dalle testimonianze di chi riesce a salvarsi.Capita spesso di giudicare le scelte altrui, di ritenerle magari avventate senza comprendere che troppo spesso non si tratta di alcuna scelta, ma di unica alternativa possibile per la costruzione di un futuro differente.Le persone disperate fanno scelte disperate, si fidano e si affidano a chi troppo spesso in quel buio silenzioso ce li getta.Le fanno sperando che proprio l’imbarcazione che li “ospita” offrendo loro ed a caro prezzo, pochi centimetri di spazio, riesca a giungere a destinazione.A volte accade, e sono “felici” di dover affrontare un cammino lungo che attraverserà altri giorni di disorientamento, di timore, di esclusione.Ma tutto è “meglio” di quell’incubo in cui cercavano di sopravvivere.A molte di queste cose non pensiamo mai, non vogliamo vedere quanto sia sfinente stare in mare per giorni, non vediamo il panico, l’ansia che sale, la voglia di arrivare.Non vediamo il caldo del giorno e neanche il buio pesto della notte e se qualcuno, giustamente decide di recarsi a bordo dell’imbarcazione che si sta prendendo cura di naufraghi tristi e demotivati, allora spariamo condanne, vediamo nei gesti di chi prima di emettere sentenze, si reca sul posto per verificare, la strumentalizzazione, la campagna politica, quella che per i più non è mai terminata e viene condotta ogni giorno sulla sicura terraferma.Ridicolizziamo chi si espone e tuteliamo chi senza la corretta preparazione giudica sentenze emesse da chi ha l’autorità e la competenza per poterlo fare.Tutto diventa spettacolo, in aula, dove si ricopre un ruolo, come nella vita si ironizza inviando “bacioni”.. sì, proprio come nella vita, quando dove non ci sono argomentazioni idonee per ribattere, si scade nella violenza, nell’odio disseminato un po’ qua ed un po’ la.Attecchisce dove probabilmente non ci sono più speranze, dove le insoddisfazioni personali la fanno da padrone, dove si è smesso di darsi da fare, perché per raggiungere i propri obiettivi è più “comodo” salire sul carro dei vincitori.Personaggi che vogliono lasciare orme di paura su una terra che ha tutta la bellezza per rispondere con fatti concreti e dimostrare che a ritenersi indimenticabili si corre il serio rischio di fare la fine della password, da un giorno all’altro, come per magia, non la ricordiamo più.Il punto è che ci viene insegnata la tolleranza ma viviamo in un contesto in cui non tolleriamo più neanche noi stessi, ci stiamo antipatici da soli.Il punto è che chi dovrebbe dare il “buon esempio” indossa divise differenti ogni giorno, come se fosse sempre carnevale, quasi come se, nel mostrare il proprio volto, i suoi timori, i suoi dubbi, si sentisse svilito, senza capire che i travestimenti cessano di esistere non appena quelle divise vengono smesse, e si resta soli, perché nulla dura per sempre, tantomeno questa bolla di torpore in cui tante persone sembrano essersi calate.Il punto è che nel restare umani, nel provare pietà, nel cercare di dare una mano a chi ne ha bisogno non si mostra debolezza, ma forza, quella forza che possediamo ma che non vogliamo mostrare.Andiamo per mare da anni, siamo anche definiti un popolo di poeti e naviganti ed abbiamo perso sia la poesia che lo spirito del mare.Chiediamoci se capitasse a noi di trovare naufraghi in mare se riusciremmo a virare, a cambiare rotta, ad ignorare chi tende la sua mano verso la nostra per essere tratto in salvo.Per ironia della sorte forse chi si schiera contro l’accoglienza contiene nella radice del suo cognome la parola salvi, ma poi di metterlo in pratica se ne guarda bene.L’ironia riservata a chi ci mette del suo adoperandosi concretamente non va elogiata, soprattutto quando è rivolta ad esponenti parlamentari che hanno lo stesso diritto di dire la loro e di portare fatti concreti come prove.L’ironia se usata correttamente è sinonimo di intelligenza, ancor più quando si trasforma in auto-ironia, ma di questo, neanche a parlarne. Funziona a comodo, quando è rivolta a chi non può difendersi, quando supera i limiti della decenza, quando dimentica che a guardare un certo tipo di “spettacolo” ci sono anche i bambini che diverranno uomini domani.Bisognerebbe anche domandarsi perché ogni volta che si parla di immigrazione nelle sedi preposte chi dovrebbe presenziare risulta sempre assente, ma si è troppo impegnati a creare e diffondere post contenenti immagini volutamente modificate per far giungere messaggi devianti e deviati ai seguaci più motivati nella battaglia del tutti contro tutti, per poi spacciarli come scherzi “innocenti”.Siamo partiti da un immagine, che appare anche bella da guardare ma che dobbiamo vedere realmente in tutta la sua interezza, per non fare la fine di chi del non voler vedere né sta facendo un fatto personale, di chi è già annegato da sempre nel buio di questo mare…
