C.P.I.A., PERCHE’ NON E’ MAI TROPPO TARDI

C.P.I.A., PERCHE’ NON E’ MAI TROPPO TARDI

C’erano una volta le scuole serali. No, scusate, meglio iniziare da anni ancora più lontani, da quando c’era una Italia in bianco e nero, uscita dalla guerra e che si trascinava fuori da un buco nero evolutivo e sociale. Erano gli anni 60 del secolo scorso, ed un maestro e pedagogo, Alberto Manzi, decise che era il momento di aiutare gli italiani ad imparare a leggere e scrivere, e per questo fine nobile chiese il sostegno del Ministero della Pubblica Istruzione e della Rai. Andò così in onda un programma, “Non è mai troppo tardi”, che aiutò tutti i nostri connazionali che, pur avendo passato l’età della scolarizzazione, ad entrare nel mondo che cambiava, cercando di non lasciare indietro nessuno. Poi il tempo prese la rincorsa così come fece la nazione, e si venne proiettati in avanti di moltissimi anni, le nuove tecnologie infransero la barriera dei sogni, e si pensò a corsi serali per studenti adulti, o lavoratori, quando le due necessità non erano combacianti, per consentire a chiunque di prendere quel diploma divenuto necessario , sia a livello personale che per una eventuale carriera. In tutte le città si potevano vedere gli istituti scolastici con le luci accese di sera,e poi quando per i bambini era giunta l’ora di andare a letto, queste persone tornavano alle loro case, dalle loro famiglie. Una esperienza che è stata valutata positivamente, tanto che, nel 2012, vennero istituiti i C.P.I.A., Centri Provinciali per l’Istruzione degli Adulti. Non si pensi ad un vezzo vetero culturale, oppure ad una sorta di centri didattici per pensionati, perchè si tratta di vere e proprie scuole, con un incremento delle iscrizioni notevole, se si considera che si è passati dalle circa 182.000 alle oltre 220.000 dell’ultimo anno, per tutto il territorio nazionale. Per molti iscritti si tratta di un passo necessario per conseguire quell’agognata licenza di scuola media che, ancora oggi, a molti manca. Italiani e stranieri, tutti uniti in una unica realtà studentesca ed aggregativa, con docenti formati per armonizzare i concetti di apprendimento e formazione. Le iscrizioni prevedono un passo fondamentale, l’accoglienza, dove ogni persona fornisce un curriculum delle competenze acquisite durante la sua vita, e questo è necessario per potergli riconoscere i cosiddetti crediti formativi, concedendo il credito dovuto ad un sapere che, pur non derivando dallo studio, contiene in se elementi fondamentali di competenza. Ed in queste realtà l’apprendimento è, in una certa misura, dialogico, non limitato ad una trasmissione da docente a studente. Persone come Paola,che rinunciò agli studi per poi, dopo anni, volersi rimettere alla prova, risalire gradino dopo gradino, con in aggiunta il peso dell’età e degli impegni di vita sopraggiunti nel frattempo. O come Carina, che dal suo paese in Africa, dove aveva macinato chilometri ogni giorno per poter studiare e prendere una laurea, è dovuta venire in Italia per poter dare un senso a quanto aveva appreso, anche se il suo titolo qui non vale, e quindi ha preferito cominciare un nuovo percorso conoscitivo e di apprendimento, cercando una integrazione a più livelli, sociale e culturale. O ancora come Olumize, nigeriano, 27anni ed una patria lasciata al di la del mar libico, su di un gommone. Studia per il diploma ed intanto si cimenta con il canto, partecipando anche a trasmissioni televisive e spettacoli teatrali, consapevole che il sogno si costruisce con mattoni reali, ed un diploma nel suo caso non è semplicemente un pezzo di carta ma un certificato di impegno mostrato. Storie di persone che si uniscono, la storia di chi ha creduto che non fosse troppo tardi per apprendere, la storia di chi si è trovato manchevole ed ha voluto scrivere nuovamente la propria vita, la storia di chi ha deciso che per integrarsi non basta vivere in un posto, la storia di chi ha deciso di insegnare agli adulti. Storie che possono essere di insegnamento per chi ancora non ha trovato la sua strada, oppure pensa di averla persa per sempre. Perché se è vero che gli esami non finiscono mai, allora davvero non è mai troppo tardi per imparare.