CON TRUMP TORNA PURE LO SPETTRO DEL RISCHIO NUCLEARE

CON TRUMP TORNA PURE LO SPETTRO DEL RISCHIO NUCLEARE

Martedì mattina ho portato i cani al parco e ho incontrato il mio amico Paolo, che ogni tanto passa perCambridgeper stare un po’ con sua figlia Cecilia e con i suoi nipotini Giacomo e Ettore. L’ho invitato per un caffè e per due chiacchiere.Paolo Cotta Ramusinosi occupa da 30 anni e più didisarmo nuclearein un’organizzazione che si chiamaPugwash, che ha vinto il premioNobel per la Pacenel 1995 e di cui lui èsegretario generale. È anche ricercatore all’Istituto nazionale di fisica nucleare, membro dell’International Institute for Strategies Studies, e professore di fisica all’Università degli Studi di Milano, dove vive. Gli ho subito chiesto di spiegarmi un po’ cosa sta succedendo circa l’accordo nucleare iraniano che il presidenteDonald Trumpsta smantellando. «Come ti ricorderai», mi ha detto, «Barack Obamaaveva preparato un accordo con l’Iran, insieme all’Unione europea, laCinae laRussia,per fare in modo che si limitasse il livello diarricchimento dell’uranioe la produzione diplutonio, elementi che possono essere utilizzati per costruire unabomba atomica. Stava tutto andando molto bene: l’agenzia internazionale di Vienna per l’Energia Atomica, l’Aiea, verificava attentamente che l’Iran mantenesse i termini dell’accordo. In cambio, l’Iran doveva avere accesso almercato finanziario internazionale, cosa prima negata per via dell’embargo. Funzionava bene anche per i Paesi antagonisti all’Iran, comeIsraele, che certamente sarebbe stato più tranquillo senza bombe atomiche in Paesi limitrofi». Poi è arrivato Trump…«Sì, arriva Trump e decide che l’accordo è sbagliato, anche se secondo me non ne ha nemmeno letto i dettagli». Mi interessa sapere da un addetto ai lavori come Paolo Cotta Ramusino quali siano lemotivazionidi Trump, visto che per l’Europa, la Russia la Cina e l’amministrazione americana precedente, tutto stava filando liscio. «Bè, a dire il vero le motivazioni non sono, se posso permettermi, razionali», ha continuato: «sono preoccupazioni emotive. Trump vuole far arrivare il messaggio che alcuni Paesi sono buoni e altri no, e che gli Stati Uniti sono preoccupati, soprattutto, di ridurre le spese. Poi c’è anche il fatto che negli Usa esiste ancora una ostilità nei confronti dell’Iran dai tempi dell’occupazione dell’ambasciata a Teheran, quando furono presi in ostaggio 52 dipendenti, dal 4 novembre 1979 al 20 gennaio 1981. Allora un gruppo di studenti aveva occupato l’ambasciata durante una fase dellarivoluzione iraniana. C’è anche un’antipatia tra il governo israeliano e quello iraniano, dopo che il vecchio leaderAhmadinejadaveva attaccato pesantemente Tel Aviv. E infine, gli Stati Uniti tengono molto ai rapporti che hanno con l’Arabia Sauditadove la maggioranza è sunnita, mentre in Iran è sciita». Mi spiegava che non solo Trump sta cercando in tutti i modi di distruggere l’accordo, ma che ha deciso disanzionaresia lecompagnie americaneche hanno rapporti con l’Iran, sia quelle non americane, e questo limita molto la possibilità di interagire con Teheran da parte della Russia e dell’Europa, che non riescono a far cambiare idea a Trump. Nonostante nell’Ue sia stato messo a punto il meccanismo dell’Instex. «Qualche giorno fa ero a Mosca per incontrare il ministro degli Esteri», mi ha detto Paolo. «Non abbiamo direttamente parlato dell’Iran, ma del fatto che Trump voglia anche abrogare iltrattato suimissili nuclearia raggio intermedio, l‘Inf, firmato daGorbacioveReagannel 1987 (cheanche Mosca per ora ha sospeso,ndr). Già in passato, nel 2002 era stato abrogato dagli Usa il trattato suisistemi antimissilistici. L’unico accordo sulle armi nucleari rimasto oggi in vigore si chiamaNew Start, esistedal 2011 e scadrà nel 2021. Gli accordi sui missili nucleari strategici sono stati in ultima analisi motivati dalla crisi del 1962 a Cuba tra gli Stati Uniti e l’allora Unione Sovietica. Allora si era arrivati vicino a una guerra nucleare. Quindi risultò chiaro che bisognava sia limitare le armi nucleari in possesso delle due super potenze e anche il numero di Paesi che potessero avere armi nucleari. Venne così firmato ilTrattato di non proliferazione». Fu un momento molto importante, in cui i Paesi che avevano armi nucleari si impegnarono aldisarmo nucleare(anche senza scadenze temporali). «Il problema», continua Paolo, «è che adesso si stanno eliminando tutti questi trattati, per cui i Paesi che non hanno armi nucleari si sentono frustrati dal fatto che i vincoli rimasti siano solo per loro. Trump, se continua su questa strada, dovrà prendersi la responsabilità di aver contribuito pesantemente allo smantellamento degli accordi nucleari nel mondo. Poi non dimentichiamo che esistono armi nucleari anche in Paesi come l’India, il Pakistan, Israele e la Corea del Nord. Insomma, senza vincoli e trattati il rischio nucleare aumenta pesantemente». «E il futuro come lo vedi?», gli chiedo un po’ allarmata. «Ci sarà un incontro nel 2020 per discutere la situazione del trattato di non proliferazione nucleare. Inoltre si dovrà, speriamo, procedere all’estensione del trattato New Start almeno per altri cinque anni, entro il febbraio 2021». Ci salutiamo con un abbraccio e la speranza di vederci presto. Penso che, malgrado si continui a parlare diRussiagate, ci sono problemi ben più gravi che questaamministrazionesta procurando, e ci sono rischi molto seri nel nostro futuro, che riguardano tutti.