FELTRI E LE ESTERNAZIONI CHE INDIGNANO IL SUD

FELTRI E LE ESTERNAZIONI CHE INDIGNANO IL SUD

Sarebbe facile rispondere alle provocazioni dialettiche con reazioni verbali dello stesso tenore. La provocazione ha sempre costituito una esimente in diritto. Lo sarebbe in questo caso in cui un giornalista, anzi un direttore di giornale, calpestando ogni deontologia, si lascia andare a esternazioni che, tralasciando l’obiettiva analisi giornalistica, scadono nella ingiuria e nella diffamazione di una intera area geografica. L’antefatto : da settimane si assiste a estenuanti discussioni a Palazzo Chigi sulla bozza riguardante le intese sull’ autonomia differenziata da sottoporre poi al voto del Parlamento.Un tiro alla fune che vede da una parte le tre regioni richiedenti: Veneto, Lombardia, Emilia Romagna e i rispettivi governatori e dall’altra parte le altre regioni ordinarie che sentono spirare il vento della cosiddetta secessione dei ricchi. Sulla vicenda si è focalizzata l’ attenzione dell’opinione pubblica che ha fatto sì che non venisse approvato pedissequamente quanto proposto dalle tre regioni. Anzi la mobilitazione nazionale ha indotto a una più cauta disamina delle intese che propongono una attribuzione alle tre regioni richiedenti di ben 23 materie sulle quali vi era prima una competenza esclusiva o concorrente dello Stato. Il fatto: lo stop di qualche giorno fa alla regionalizzazione dell’istruzione ha fatto indispettire i tre governatori promotori del regionalismo differenziato. Si sono dichiarati contrariati e delusi in merito alla gestione cauta e sulla Istruzione, perentoria, del Premier Conte. Il misfatto: ieri a sostegno dell’autonomia differenziata, della sua accelerazione, l’editoriale di Libero dal titolo evocativo : “La rapina del foggiano Conte e di Di Maio da Napoli. Siamo al brigantaggio” Una torrentizia dissertazione sui demeriti del Sud al cospetto del grande valore e della grande produzione di ricchezza del Nord. ” I terroni in pratica intendono comandare sui polentoni non per motivi antropologici, ma economici. Senza i nostri quattrini i primi morirebbero di fame, dato che non sono capaci che di produrre deficit, pertanto vedono nell’ autonomia una sorta di minaccia di morte civile.”Lo slogan ad effetto, scritto con disinvoltura da Libero sortisce sicuramente ebbrezza nel patetico lettore che di quella ” istruzione” tanto sbandierata non ha fatto alcun tesoro. Suscita, invece, una sorta di bonaria sopportazione , come quella che si ha nei confronti dei bimbi capricciosi e viziati alle feste un cui non si può sculacciarli a dovere, in coloro i quali conoscono la Storia e sanno la banalità del falso pensiero feltriniano. Poi l’inarrestabile sostenitore salviniano si lancia in un’altra perla :”questo governo di parassiti punta a cronicizzare il sottosviluppo di cui è figlio per ottenere un appiattimento verso il basso dell’ Italia, sfruttando le potenzialità produttive eccezionali delle zone nordiche. È una forma di banditismo o almeno di brigantaggio che andrebbe combattuta non solo politicamente ma anche socialmente” . Chissà, forse in maniera subliminale è un invito alla redazione di un decreto sicurezza ter con l’ introduzione della celeberrima Legge Pica contro l’altrettanto famoso fenomeno del brigantaggio meridionale. Miopia storica , tuonano indignati i cittadini del Sud e superficiale approccio alla questione meridionale, mai sopita se ogni occasione diviene utile strumento per l’offesa, l’irrisione, il vilipendio di un popolo. In un crescendo rossiniamo il Direttore rincara la dose descrivendo gli stop and go delle intese sul regionalismo differenziato, come il frutto di una volontà meridionale di ostruzionismo tout court: ” Non mi stupisco che il pugliese e il partenopeo siano ostili alla indipendenza veneta e lombarda. Costoro sono costituzionalmente mantenuti da sempre dai settentrionali e non ne vogliono sapere di tagliare il cordone ombelicale che li lega al Settentrione per motivi alimentari, di sopravvivenza.” Studi analitici effettuati sull’ autonomia differenziata da tecnici ed esperti, appartenenti a diverse latitudini del paese, quindi non vittime di campanilistiche scelte, smentiscono categoricamente le affermazioni di Feltri gravi nella loro essenza e portata. La Politica intesa e vissuta come tifo da stadio ha impregnato persino il giornalismo, imbibito di rabbiosa faziosità. Difficile è fare decantare la rabbia e cogliere ciò che resta ed accomuna . Occorre abbandonare i facili automatismi e imparare a sentire con l’anima, sapendo che c’è da imparare anche dal banco degli asini. ” La base è l’uomo. L’uomo che diventa individuo ancor prima di diventare popolo” . E non indossa una maglia acriticamente. Il tifo va bene quando si danno calci ad un pallone, non quando ad essere calciati sono i Valori Fondamentali di una Nazione fino a prova contraria e fino ad oggi: Una, indivisibile e democratica.