MANDATO ZERO. PALO RETE NON VALE

MANDATO ZERO. PALO RETE NON VALE

Mandato zero. Tanta ironia social in merito alla nuova decisione del Movimento 5 Stelle circa il primo mandato elettorale, e come poteva essere altrimenti? Stabilire che il primo mandato sia una sorta di attività ricognitiva, non valida per il conteggio dei mandati elettorali, e che quindi in realtà il limite non è di due ma di tre, ha fatto sollevare più di un sopracciglio in tutta Italia. Le battute si sono sprecate, il bersaglio sollevato dal vice premier, Di Maio, è stato raggiunto da frecciate di ogni genere, un autogol politico clamoroso e non perdonato dai propri elettori. E proprio il termine autogol, utilizzato dalle opposizioni e dai media, ha risvegliato un vecchio ricordo, di quando ero bambino, e come tutti i bambini giocavo a calcio su improbabili campi, con i pali formati da cartelle e giubbotti. E durante una di queste partite avvenne un episodio che, in qualche modo, mi riporta a quanto accade ora. La partita stava finendo, bisognava tornare a casa, e quella decina di marmocchi, tra cui c’ero anche io, rincorreva la palla cercando di trovare il gol della vittoria, con l’entusiasmo e l’agonismo che possono avere degli undicenni carichi di energia e pieni dei miti del calcio di allora. Non ricordo chi si trovò la palla tra i piedi e la tirò verso la porta avversaria, ma ho ancora in mente quel pallone che prima rimbalzava su un cumulo di giubbotti e poi passava alle spalle del portiere. La partita era vinta, potevamo andare ed infatti eravamo pronti a rivestirci, ma il portiere incrociò le braccia e guardandoci arrabbiato disse “palo rete non vale”. Ora forse i ricordi sono confusi, ma senza dubbio ci furono discussioni, ma l’inflessibilità del portiere permane nella mia memoria, così come il suo nome. Ci guardava attraverso i suoi occhiali spessi, con quei pantaloni di velluto a zampa di elefante ed il maglione marrone, agitandosi e proponendo episodi calcistici dubbi, e senza wikipedia in supporto non poteva dimostrare quanto asseriva. Ma palo rete non vale, capriccio di bambino e regole riviste all’ultimo momento, e per fortuna che la palla non era la sua, altrimenti avrebbe troncato la discussione portandosela via. Ecco, questo episodio è stato risvegliato dall’affermazione di Di Maio, dalla nuova modalità cambiata in corsa, disattendendo tutte le promesse fatte nelle varie campagne elettorali. Che poi in pratica è ciò che hanno sempre detto tutti i politici che hanno rivestito cariche istituzionali importanti, ogni volta che, messi di fronte ai loro insuccessi, hanno parlato di situazioni inaspettate, di disavanzi inimmaginabili, di non conoscenza della realtà. Ma evidentemente, non potendo più dire che la colpa è di chi c’era prima, perchè ormai in alcuni casi il prima è diventato passato remoto, bisogna trovare altri modi per dimostrare la propria innocenza, per celare ciò che non è stato fatto. Si è provato ad usare lo slogan “e allora il PD?”, che è anche simpatico, buono per ogni occasione, come lo era il Bunga Bunga, però non abbastanza efficace. Ed ecco il colpo di genio, il mandato zero, la puntata pilota, l’esplorazione attiva. La mancanza di onestà, quella onestà che ha fatto dire agli altri che non erano preparati. Semplice, chiaro, ovvio. Non si è preparati per gestire la situazione, non si conoscevano i dettagli del disavanzo, non si conoscono le modalità attuative e le diramazioni territoriali. Onestà nel dire “signori, pensavamo di farcela, ma abbiamo sbagliato i nostri calcoli”. Invece qui si sono reinventate le regole, come quando si gioca appunto, ma la politica non è un gioco, la gestione delle città e della nazione non sono giochi da bambini, e soprattutto onestà non può essere solo una parola, un ideale da condividere su una piattaforma virtuale. Mandato zero, palo rete non vale, e la partita non la vince chi merita.