IL LINGUAGGIO DEL POTERE E’ VIOLENZA E RAZZISMO

“Il linguaggio oppressivo non si limita a rappresentare la violenza: è violenza. Non si limita a rappresentare i confini della conoscenza: confina la conoscenza. Che si tratti del linguaggio ottenebrante del potere e del linguaggio menzognero di stolidi mezzi di comunicazione; che sia il linguaggio tronfio ma ossificato dell’accademia o il linguaggio meramente funzionale delle scienze; che si tratti del linguaggio malefico della legge priva di etica, o del linguaggio pensato per l’esclusione e l’alienazione delle minoranze, che occulta la sua violenza razzista sotto una facciata di cultura – il linguaggio dell’oppressione deve essere respinto, modificato e smascherato. E’ il linguaggio che succhia il sangue, blandisce chi è vulnerabile, infila i suoi stivali fascisti sotto crinoline di rispettabilità e patriottismo, mentre si muove incessantemente fino all’ultima riga, fino all’ultimo angolo della mente svuotata. Il linguaggio sessista, il linguaggio razzista, il linguaggio fideistico – sono tutte forme del linguaggio del controllo e del potere, e non possono consentire, non consentono nuova conoscenza, né promuovono lo scambio reciproco di idee. Toni Morrison, scrittrice afroamericana, premio Nobel, scomparsa ieri. Mai come oggi, in America, in Italia e altrove, le sue parole identificano i pericoli del linguaggio violento, trumpiano, salviniano o altro che sia.”