LETTURE. UNA POESIA INEDITA DI UMBERTO PIERSANTI. IACOPO ORMAI GRANDE

LETTURE. UNA POESIA INEDITA DI UMBERTO PIERSANTI. IACOPO ORMAI GRANDE

Una inedita di Umberto Piersanti, che ne richiama una, giustamente famosa,La Giostra, del 2001, quasi vent’anni fa. Jacopo quasi non ricordotu che camminiin fondo alla piscinatra le bolleelfo inconoscibilee distante,o avanzi dentro i campid’Abruzzo tra sciamidi cavallettee le distanzi,o ancora fermi l’acqueche al tuo piede s’arrestano làsotto il Coneroai Sassi Neri,ora possente e mutomi fissi,così lontano,Jacopo non ancora natoche ogni corso mutavied un’intera stagionemi rapinavi,e dopo venne il maleche il tuo viso perfettoappena, appena piegama non incrina,Jacopo delle corsee dei dolori,Jacopo del risoe dello sconforto,sei nella vitaquella svolta improvvisache non t’aspetti,la tragica bellezzache i tuoi giorni inchiodaal suo percorso Quando ho letto per la prima voltaLa Giostradi Umberto Piersanti ho notato la maestria con cui il poeta ha giustapposto alla moderna frenesia dell’incipit – il testo si apre su una scena di ottuso movimento urbano – l’immagine di un passatempo antico, un aggeggio dimenticato dal tempo, sperso e disertato dai giovani con lo scooter, dalle ragazzotte in jeans. All’apparire di Jacopo, mi è sembrato di guardare la scena da lontano, da una calma apparente, ma di essere pronto ad accogliere la determinatezza del poeta a prendere su di sé la sofferenza, i gesti dell’alterità. Il poeta stesso, per una sorta di pudore, si ritrae un po’ discosto. Non sono le belle poesie che salvano il mondo – e penso a quello dell’ingenuità e dell’infanzia – a cui appartengono antichi totem come la giostra, e pure il mondo non sarà mai salvato dai ragazzini, nemmeno da quelli che in qualche modo non cresceranno mai. Per questo, la giostra della poesia gira tuttora senza senso e ferisce a ogni giro il poeta-padre e chi legge. Oggi mi arriva quasi per caso un dono, tramite un’amica vera: un inedito di Piersanti che sembra, che è, forse involontariamente,La Giostravent’anni dopo, essendo un testo del 2019; il titolo èJacopo ormai grande, e di nuovo appare nei versi, una trentina, il figlio amato e distante – la qual cosa, la distanza, è ribadita, come per voler meglio spendere la parola, in due versi che quasi solo quella contengono – e distante, e le distanzi… Jacopo ormai grandeè fatto di versi corti ma non concitati, anzi all’apparenza pacati, musicali della musica di Piersanti: in realtà, mentre li rileggo, sento che le immagini e le parole hanno preso una forma e un senso nato un passo dopo l’altro, alla luce di una fatica di scavo pressoché intollerabile. Sono delle parole di ricordo, parole utensili, le schegge verbali di un’ellissi che adesso mi pare incisa nella pagina. La compostezza della poesia, la sua mondana esistenza in luoghi precisi, nominati (Abruzzo, Sassi Neri), non può trarre in inganno, il nitore apparente del componimento non modifica il buio da cui è emerso, e da cui in modo lancinante ci parla di una perdita e di una incontaminata ma disperante bellezza.