MA CON CHI CE L’HA FOFI? VAI A SAPERLO

MA CON CHI CE L’HA FOFI? VAI A SAPERLO

Non ho capito bene con chi ce l’abbia Goffredo Fofi nell’articolo per “Avvenire” che trovate qui sotto nel file (lo segnala Pedro Armocida). Di nuovo la vecchia abitudine di non fare nomi e cognomi, di alludere invece di dire, di elogiare qualcuno per distruggere qualcun altro. Scrive Fofi apprezzando uno scritto giovanile di Ugo Casiraghi, poi firma illustre de “l’Unità”: “Se segnalo la sua tesi di laurea non è solo per ragioni affettive ma per constatare l’inesorabile decadenza e quasi morte, oggi, della critica cinematografica come di altri rami della critica. I suoi ultimi fuochi sono degli anni ’70 e ’80, ma nel delirio di una generazione (assai presente nei giornali comunisti) che esaltò come un formidabile segno progresso anche il peggio del cinema Usa di quegli anni: viva il progresso e la merce capitalista, insomma”.Appunto: con chi ce l’ha? Con Roberto Silvestri e Mariuccia Ciotta del “manifesto”. Con Alberto Crespi, David Grieco e il sottoscritto ai tempi de “l’Unità”? Boh. In ogni caso: chiunque abbia scritto di cinema e dintorni su “l’Unità”, e io sono tra questi, deve qualcosa, se non molto o moltissimo, a Ugo Casiraghi (nella foto). Che fu maestro di tutti noi, pulcini della critica “comunista”, anche con i suoi errori estetici o le sue sbandate ideologiche. Ugo, però, era critico solido e colto, un uomo soprattutto gentile, oltre che generoso e paziente. In più di un’occasione riconobbe di aver sbagliato valutazione nel tempo: su Billy Wilder, per dirne uno.Ricordo con piacere le chiacchierate telefoniche con lui. Ci spediva in “fuori sacco” decine di “coccodrilli”, e ogni tanto chiedeva la cortesia di fare una correzione, di aggiungere un pezzo, di tagliare una frase, anche solo un aggettivo. Acribia di altri tempi. Non sopravvisse a molti dei registi da lui descritti per l’ora della morte. Peraltro fu l’unico, andando in pensione a “l’Unità”, che non pretese di continuare a fare lo stesso lavoro di prima al giornale. Oggi sarebbe impensabile. Alberto Crespi confermerà.https://www.avvenire.it/rubriche/pagine/cinema-la-criticaha-ancorasenso