DALLA PARTE DI IMAN SABBAH SENZA SE E SENZA MA
Ho avuto la fortuna di lavorare conIman Sabbahappena il mio contratto giornalistico è stato autorizzato in Raidopo anni e anni di precariato con contratto anomalo. Sono cresciuto con Iman nella Rainews24 pirata di Corradino Mineo. E ho visto crescere Iman, scelta dall’allora direttore, come cronista parlamentare, per affrontare la nostra politica con gli occhi di chi non aveva origini italiane ma arabo israeliane. Fu una scelta straordinaria. Ho visto Iman diventare mamma e non rinunciare mai al suo lavoro, se non per il periodo necessario ai bimbi per cominciare a poter fare a meno di lei durante le ore di lavoro. Tante volte l’ho vista aprire e chiudere la redazione, appassionarsi ai fatti di politica, studiare e approfondire le vicende, l’ho vista anche aiutare, all’estero, un Presidente del Consiglio a comprendere quello che alcuni profughi afghani gli dicevano durante visite istituzionali. L’ho vista mentre ci spiegava la campagna elettorale americana che ha portato alla presidenza Trump, l’ho vista condurre TG e speciali su Rainews24. L’ho vista promossa da direttori di aree culturali assai diverse e sempre per merito e non per appartenenza. L’ho vista partire per Parigi perché l’azienda l’ha scelta, nonostante il francese fosse, per lei, solo la quinta lingua dopo Arabo, Inglese, Italiano ed ebraico, pur parlandolo meglio di molti altri corrispondenti italiani a Parigi. L’ho vista sconcertata quando il suo nome circolava come direttore di Rainews24 perché si sentiva troppo giovane, così come arrabbiata e perplessa quando le cronache fantasiose di alcuni giornalisti la annoveravano fra colleghi da promuovere perché d’area cinque stelle. Lei che era stata definita a più riprese Trotzkista perché lavorava con Mineo, Renziana perché promossa dalla Maggioni. Iman è semplicemente brava. E magari ci fossero più colleghe come lei, anche se iscritti ad un albo speciale perché hanno cominciato a fare questa professione in un Paese dove l’Ordine dei Giornalisti non esiste. Tra parentesi, esiste solo da noi e quindi, forse, gli strani siamo noi. E non ho paura a dirlo visto che votai anche per abolirloQuando leggo di lei oggi accuse che arrivano fino all’esercizio abusivo della professione giornalistica mi viene davvero da ridere. È come se scegliessimo di non fare lavorare in Italia qualche premio Pulitzer perché non iscritto all’albo. O se dicessimo ai tanti colleghi freelance non iscritti che sono abusivi quando invece fanno inchieste a volte nettamente migliori di chi ha il tesserino. Per me Iman è giornalista, anche nei tempi in cui qualcuno pensa di cavarsela con il Sovranismo Indigeno Professionale. Lo dico per lei e lo dico per chi questo lavoro lo fa, non nel rispetto dell’iscrizione ad un albo anacronistico ma convinto dell’Articolo 21 della Costituzione Italiana. Ecco, se di Sovranismo parliamo preferisco parlare di Sovranismo Costituzionale.
