L’ITALIA È SEMPRE PIÙ UN PAESE PER VECCHI
“La cronicità: urgenza di oggi e emergenza di domani” sarà il tema dell’ottava edizione della manifestazione delle Giornate Cardiologiche presentata il 1° ottobre a Palazzo Giustiniani che si prefigge lo scopo di sensibilizzare istituzioni e popolazioni sulle tematiche legate alle patologie del cuore, ma anche alle malattie croniche e cronicizzanti. Il dato è allarmate, sono infatti 24 milioni i malati cronici in Italia, un abitante su tre, malati più frequentemente di ipertensione, artrite/artrosi e malattie allergiche per una spesa sanitaria che sfiora i 67 miliardi di Euro ed il futuro non si prospetta migliore. Secondo un rapporto pubblicato dall’ISTAT il 3 maggio 2018 si stima che in Italia la popolazione residente raggiungerà i 59 milioni di individui nel 2045 e 54,1 milioni nel 2065. Lo stesso rapporto stima che il Mezzogiorno andrà incontro ad una significativa perdita di popolazione mentre nel Centro-nord, per trent’anni si avrà un incremento demografico positivo, per poi passare anche qui dal 2045 ad un progressivo declino facendo calare numericamente la popolazione ma in modo non sufficienti a compensare i decessi realizzando un progressivo ulteriore invecchiamento dell’età media di altri cinque anni entro il 2065, giungendo a 86,1 anni e 90,2 anni, rispettivamente per uomini e donne (erano 80,6 e 85 anni nel 2016). Proprio questo scenario ritenuto certo ed intenso porterebbe enormi conseguenze in termini sociali e assistenziali, infatti la cronicizzazione delle patologie e delle comorbidità avanza di pari passo con l’età e con un terzo della popolazione che necessita di cure permanenti e di assistenza continua l’attuale assetto e organizzazione sociale dovrà essere ancora una volta stravolto completamente. Secondo il presidente della Fondazione Iseni, che ha presentato l’evento che si terrà il 26 e il 27 ottobre ad Orta San Giulio (Novara), “se vogliamo una medicina 4.0 cioè una medicina moderna e all’avanguardia, dobbiamo acquisire oggi e on urgenza un dato di fatto: grazie alla moderna medicina salviamo vite umane ma moltissime patologie cronicizzano”, che “significa dunque terapie a vita, ospedalizzazioni, fatica e sofferenza per il malato”. La soluzione indicata, continua il presidente, sarebbe “mettere l’uomo al centro della medicina e in questa ottica sviluppare con maggiore determinazione due strategie fondamentali: attuare politiche sanitarie di prevenzione per ridurre l’impatto delle malattie e creare fin d’ora strutture moderne e adeguate per gestire i pazienti cronici. Se il sistema nel suo complesso non sviluppare tali strategie oggi, ci ritroveremo domani a dover affrontare una emergenza sanitaria con enormi conseguenza sia di tipo sociale che di tipo economico”. Insomma, l’Italia è sempre più un paese per vecchi e sarebbe meglio pensarci quando siamo ancora in tempo prima che l’urgenza di oggi si trasformi nell’emergenza di domani.
