BOOK FEST DI MARZAMEMI: TRA BANCARELLE E LIBRI IL SUD NON SI ARRENDE

BOOK FEST DI MARZAMEMI: TRA BANCARELLE E LIBRI IL SUD NON SI ARRENDE

AlSud non si può… a metà settembre la rabbia perché era saltato ilFestival del Cinema di Frontieranon era ancora smaltita, “motivi economici”: e così un gruppo divisionariha deciso, facciamo noi, unaFesta del Libroa metà ottobre. Volontari della cultura. E ci sono riusciti:sold out. Libri, racconti, musica, incontri, discussioni ai tavolini del bar, a tirar notte. Marzamemi. La tonnara e la frontiera del mare. Geograficamente a sud di Tunisi. Qui igreciscavarono le pietre nelle cave sul mare per costruire altrove i templi: nelle latomie che circondano il borgo ora si nascondono i polpi. Qui sono sbarcati gliamericani, anche se poco si dice e poco si sa, perché sbarcando uccisero quei poveri cristi che si trovavano dalla parte sbagliata della Storia. Una piazza disassi bianchidi sole che sono finiti al cinema,Salvatoresha avuto l’occhio prima che gli ombrelloni dei bar e la calca d’agosto li nascondessero. Unporticciolocon unaisola piccola, che basta appena per una casa: CasaBrancati, dottore a Catania, che spesso ospitava il cuginoVitalianoche qui, si dice, chissà, scrisse il “Bell’Antonio”. Frazione di un paese commissariato per mafia,Pachino, anche se giurano che è un’onta perché avevano votato un sindaco antimafia e gli indagati erano all’opposizione. Un passo, da Portopalo, a ovest, i primi naufragi di migranti, i fantasmi sui fondali. La stele che ricorda altri naufragi, a est, sulla spiaggia diVendicari. Al Sud, dove non si può. IlBook Festdi Marzamemi ha il sapore delriscattodi una comunità.Autofinanziato.Libero. E pure disinistra. Nella piazza della tonnara, dove si legge e si suona, nel cortile delPalazzo di Villadorata– il signore della tonnara che dall’alto controllava il lavoro dei pescatori – dove ora ci sono le bancarelle degli editori del Sud. DentroLiccamuciula, che è il locale dove la Festa ha avuto inizio, e dove tutto profuma di dolci e di libri, di tradizione e di libri, di vino e di libri.Barbara Fronterré, l’imprenditrice che ha avuto l’idea (e finanziato l’impresa) si schermisce e racconta dei volontari – soprattutto donne – che hanno reso possibile l’impossibile: un Festival del libro organizzato in poco più di un mese. Ognuno di loro è diventato “tutor” di una presentazione, di un evento,associazioni di donne,professoriericercatoriuniversitari,scrittori, si sono messi a disposizione per presentare, raccontare, divulgare. Al Sud, dove non si può. Libri che parlanosicilianoe libri che raccontano cosa è successo all’Hotel Metropole di Mosca, illustratrici che accompagnanobambininell’avventura dei libri e giornalisti che parlano di linguaggio. Visite narrate nelborgoemusicaeballidi chi ama quel borgo… Ma al Sud, è vero, laculturanon ha spazio. E il palco principale diventa lo spazio da cui glistudentidenunciano che stanno perdendo la scuola: ottocento studenti di liceosfrattati. APachino, provincia di Siracusa, da cui le notizie arrivano rarefatte. Al Sud, di cui tutti parlano e su cui tutti scommettono per la ripresa del Paese, per ilLiceo Bartolonessuno paga più l’affitto da anni e anni, e adesso è arrivata l’ingiunzione di sfratto. E non ci sono altre scuole vicine. E non ci sono altre strutture disponibili… e non ci sono i giornali nazionali, le tv nazionali, a preoccuparsi di una storia che ha dell’incredibile. C’è il palco del Book Fest. Ma al Sud, è vero, non si può. Non ci sono aiuti per lestart up, non ci sono finanziamenti europei, e neppure regionali, per igiovaniche inventano l’impresa. E tra una bancarella di libri e l’altra (libri che diventano manifesti, libri lillipuziani e libri che raccontano storie che i grandi editori non raccontano più), lì in mezzo, dei giovani a raccontare, pubblicizzare, la loro azienda,trentamila lumacheaGiarratana, suimonti Iblei. Che detta così fa meraviglia, ma con la bava della lumaca si fanno creme di bellezza, perché si sa dai tempi dei nonni che per l’ulcera non c’è niente di meglio e anche per la pelle… L’unico allevamento indoor d’Italia, raccontano, hanno inventato un modo per estrarre la bava che non dà problemi al mollusco, perché gli altri invece – e chi lo sapeva! – usano l’aceto, o il sale, e la bestiolina muore. Un allevamento nato per l’industria alimentare, “ma poi ci faceva pena”, e così ora per le lumache hanno messo su anche lanursery. Ci vivono in quattro sull’impresa, e si meritano successo, loro e le “perle di lumaca”. Perché a questoSud, baciato dal sole, basterebbe non mettere i bastoni tra leruote.