A PROPOSITO DELLE RIVOLTE IN IRAN E DEI RELATIVI CORTO CIRCUITI CHE SI SONO INNESCATI

C’è un discreto corto circuito in coloro che sostengono allo stesso tempo le rivolte in Iran e l’impianto sanzionatorio ai danni dell’Iran – come se fosse uno strumento virtuoso, poiché alternativo alla guerra frontale, e non uno strumento di terrorismo -, il cui Pil grazie alle stesse sanzioni è crollato di oltre il 9 per cento, così come l’export dell’80%, la disoccupazione giovanile al 30% e il rial, la moneta locale, che ha quesì dimezzato il proprio valore. Le rivolte iniziate per l’aumento del 50% della benzina (un modo per aumentare il gettito) sono una conseguenza delle sanzioni giocano a sfavore del governo Rouhani e a favore dell’establishment militare, non intaccato dalle sanzioni stesse. Io qui vedo gente che sostiene la legittimità o addirittura la bontà di misure economiche coercitive ai danni di Teheran, le quali soffocano la popolazione, le sue fasce più deboli, e allo stesso tempo che sostiene la rabbia sociale di quella stessa popolazione, generata da una situazione economica drammatica, alimentata da quelle stesse sanzioni, come si vede dai numeri (le sanzioni dal 2004 hanno fatto perdere alle casse dello Stato circa 60 miliardi all’anno di media). Se le sanzioni, decise da quelli che poi affermano di sostenere la gente in piazza, non ci fossero, l’Iran non starebbe nella situazione in cui sta (avrebbe altri problemi, come sappiamo), e la gente non scenderebbe, appunto, in piazza. Come è possibile essere così ingenui – o schiocchi – da promuovere una realtà, una narrazione in cui alla luce del sole si alimenta una strategia volta a strozzare un paese, con l’obiettivo palese, plateale di spingere la sua società civile a insorgere contro l’establishment, e allo stesso tempo sostenere o mostrare empatia verso le istanze di quella stessa società civile, insorta a causa di una situazione economica che non si porrebbe in questi termini se nn ci fosse la suddetta, pubblica strategia? Come si fa a pensare di poter “testare” la bontà o l’equità di un sistema, ed eventualmente combatterlo per la sua insostenibilità, se lo si sottopone a tutto questo? Come si fa a giudicare la tenuta stradale di una automobile, per valutarne l’affidabilità, se preventivamente gli si bucano le ruote? E come si fa a dire, quando l’automobile fatica a fare due metri, avendo le ruote bucate, che i suoi acquirenti hanno ragione a invocare la sua inadeguatezza e reclamare indietro i soldi del suo acquisto?