LA PICCOLA INGHILTERRA SI CONSEGNA ALLA PROPAGANDA DI BORIS JOHNSON
Godo, aveva scritto ieri sera il parlamentare della Lega Borghi, su twitter, pochi minuti dopo la diffusione degli exit poll in Gran Bretagna. Gode bene, chi gode ultimo, verrebbe da dire. Perchè è chiaro che la piccola Inghilterra si è consegnata, ad occhi bendati, alla propaganda del leader dei conservatori Boris Johnson. E dopo i brindisi di circostanza, per Bojo i problemi arrivano adesso. E che problemi. La Brexit è ormai certa, questione di settimane. E per la Ue, in fondo, meglio un pessimo risultato come questo che continuare la tarantella che ha accompagnato le trattative di questi ultimi tre anni. Si illude infatti Boris il macellaio, come viene definito dai suoi detrattori il sovranista inglese, se pensa di strappare a Bruxelles un accordo favorevole per i suoi connazionali. Sarà dunque battaglia dura per una exit che non scontenti nessuno. Per non parlare poi del trionfo del partito nazionale degli scozzesi. La sua leader, Nicola Sturgeon , ha già annunciatoun secondo referendum da parte di Edinburgo per staccarsi dalla piccola Inghilterra. Referendum che se venisse accordato, gli indipendentisti vincerebbero a mani basse. E se anche l’Irlanda del Nord decidesse magari di strizzare l’occhio a Dublino, sarebbe un problema davvero grave per Londra. Ai sudditi di sua maestà rimarrebbero solo i fedeli ex minatori del Galles. Nient’altro. L’impero non esiste più da anni. E anche la Gran Bretagna rischia insomma di frantumarsi. A quel punto, con un Paese impoverito dalla catastrofica esperienza della Lady di Ferro, Londra non può sperare di trovare benessere grazie alla finanza della City o diventando un Paradiso fiscale. Perchè appare ovvio che la Ue, il primo mercato commerciale per la Gran Bretagna, meglio, per l’Inghilterra, non farà sconti. Il populismo di Johnson, come sottolineava ieri il nostro Alberto Tarozzi, consegna tra l’altro la nazione al liberismo, ai poteri forti. Perchè Corbyn, il grande sconfitto che ha annunciato di non volersi ricandidare come leader dei laburisti alle prossime elezioni, voleva ridurre le disuguaglianze, salvare uno straccio di welfare, rilanciare sanità pubblica e scuola, chiedere più tasse ai ricchi. Un vero programma sociale, in favore dei più deboli, che la narrazione sovranista ha invece dirottato sul problema brexit. Quando, si sa, fu la Thatcher a chiudere le industrie, le miniere, a distruggere posti di lavoro e a ridurre in miseria la popolazione. Il giorno che comprenderanno l’equivoco sulla brexit , gli inglesi si arrabbieranno moltissimo con Johnson e magari lo rincorreranno con gli ombrelli, che nel clima infausto inglese sono sempre a portata di mano. Londra, tra l’altro, potendo battere moneta propria era stata incomprensibilmente trattata con i guanti di velluto dagli altri Paesi dell’Unione Europea. Intanto, in quelle che sono state considerate le elezioni più importanti degli ultimi anni, i nefasti effetti della vittoria di Johnson li toccheranno con mano gli italiani che si sono trasferiti o avrebbero voluto trasferirsi a Londra. Nonostante le rassicurazioni di Downing street molto cambierà nei prossimi anni per quanto riguarda gli ingressi in terra d’albione. E gli inglesi che hanno creduto alle fantastiche frottole del sovranista Johnson, in Europa verranno considerati da oggi in poi degli extra comunitari. Si prospettano tempi cupi, sotto ogni punto di vista, per la piccola Inghilterra. State a vedere : per salvarsi, Londra finirà per diventare una colonia americana. E rimpiangerà i tempi in cui faceva parte della Ue.
