DIO, BELLEZZA INFINITA

DIO, BELLEZZA INFINITA

L’uomo è attratto dal bene, dal vero, dal bello. Per se stesso e per chi gli è caro mai desidererebbe il male, la menzogna, il brutto. Il bello fa nascere dentro la nostalgia di Dio. O, per chi non ha il dono della fede, il desiderio d’ infinito al quale non sa dare un nome. L’uomo è più grande di quanto egli stesso possa credere. E si erge sovrano sulla creazione tutta. Tutti gli uomini debbono rendere un servizio all’intera umanità. Ma ce ne sono alcuni che hanno ricevuto da Dio, o dal fato, un dono straordinario. Costoro riescono a modellare la creta, a scolpire pietra, a far cantare i colori. Altri, poi, riescono a far brillare anche i cuori bui, induriti, oppressi. Poeti, artisti, pittori, musicisti. La nostra terra campana ne annovera tantissimi e tra i più celebri. L’esperienza del bello ci porta ad altezze inimmaginabili. La Campania conserva opere d’arte di una bellezza straordinaria, come straordinarie erano fino a pochi decenni or sono, le sue campagne, le sue coltivazioni, i suoi prodotti agricoli, i suoi paesi. Una terra fertile, ubertosa, con colori che cangiavano di stagione in stagione rendendola ora superba ora malinconica. Purtroppo, da qualche anno, le nostre campagne, i nostri centri abitati, sono diventati desolati e squallidi. Che cosa è successo? Chi è stato a volere uno scempio dalle conseguenze terribili? Per un desiderio sfrenato di possesso, di potere, si è fatto delle nostre terre degli immondezzai a cielo aperto. La stessa sorte sembra essere stata riservato alle tante opere d’arte che nel 700, architetti famosi e amanti del bello realizzarono e ci lasciarono in dono. Solo per citarne qualcuna: il Palazzo reale di Caserta, San Leucio, Carditello, siti che il mondo intero ci invidia e che, oggi, non ricevono le dovute attenzioni da parte delle autorità preposte alla loro cura. A volte, tra la sofferenza di alcuni e l’indifferenza di altri, sono lasciate nel degrado più assoluto. Occorre, invece, valorizzare l’eredità che abbiamo ricevuto in dono. Occorre farlo, innanzitutto, per un senso di riconoscenza verso chi ci ha preceduto e non ha pensato solo a se stesso ma anche a noi che siamo venuti dopo. Poi per la consapevolezza che senza conoscere il passato, il futuro si farà sempre di più incerto e insidioso. Gli studiosi, oggi, parlano di società liquida. È pericolosa più di quanto si possa immaginare una società liquida. Il liquido non ha forma, ma assume, di volta in volta, la forma del recipiente che lo contiene; e versato a terra, si disperde, evapora, scompare. Un uomo “liquido” quindi, sarebbe un uomo senza carattere, senza spina dorsale, una persona di cui non ti puoi fidare. Noi non siamo nati dal niente, non siamo venuti quaggiù per caso. Non siamo apolidi, erranti, vagabondi. Abbiamo un passato, un nome, una famiglia, una storia, una cultura. Abbiamo il diritto di godere ma anche l’obbligo, il dovere, la responsabilità di conservare per i nostri figli il bello che abbiamo ricevuto in dono. Proprio come fecero i nostri padri. Che cosa mai stia accadendo in questa nostra terra non è facile dire. Sembra che per le nostre città e periferie si aggiri qualche untore dall’aspetto animalesco, arrabbiato con il mondo e desideroso di vendicarsi della gioia e della bellezza che non ha. Sembra, in altre parole, che un desiderio di brutto, di confusione, d’ incertezza stia prendendo piede. Dostoevskij scrive che “ la bellezza salverà il mondo” ed ha ragione da vendere. Perché il bello ti allarga il cuore, ti mette di buonumore, ti rende più buono verso i tuoi simili. È vero: contemplare un’ opera d’arte ti rende più felice, più sereno e ti mette addosso il desiderio di fare più bello il mondo. C’è bisogno di testimoni. E noi, che di questi testimoni ne abbiamo tanti, stranamente, chissà perché, li lasciamo nel degrado, li rendiamo muti, li eliminiamo dalla vista. Un panorama, di sera, mentre il sole va morendo; un quadro, una scultura, un palazzo bello, unico come, per esempio, la Reggia di Caserta, anche se non sono di tua proprietà in senso stretto, ti appartengono. Sono tuoi. E tu ne puoi godere. Puoi riempirti gli occhi. E insieme agli occhi, il cuore. Sono tuoi pur rimanendo di tutti. Guai se i nostri giovani, i nostri bambini dovessero perdere il gusto del bello, del buono, del vero. Occorre fare uno sforzo ulteriore perché non avvenga. Ma loro, i nostri figli, non riescono a capire perché i loro padri siano diventati così ciechi da non godere più della bellezza della loro terra e dei capolavori dei loro artisti. Non capiscono perché non valorizzano questo patrimonio immane per creare lavoro, così da assicuragli un futuro dignitoso senza bisogno di scappare all’estero. A me pare di capire che lo scempio delle nostre terre, il degrado dei nostri paesi, delle nostre opere d’arte, lo svilimento della fede, abbiano una sola, maledetta, matrice. È la perdita del senso del bene comune, a favore dell’illusione del bene privato. Quando l’uomo non è agganciato a Dio, sommo Bene, sommo Vero, sommo Bello, smarrisce anche la scala gerarchica dei valori. Diventa egosita al punto tale da farsi male e non accorgersene nemmeno. Rincorrere il “ mio” maltrattando il “ nostro” è follia. Dimenticare che “mio” e “nostro”, “io” e “noi”, bene privato e bene comune, singolo e comunità, come gemelli siamesi, sono destinati a stare insieme vuol dire incamminarsi verso la distruzione. Gesù, nell’unica preghiera che ha voluto insegnarci, ci ricorda che Dio è di tutti, non solo mio, e nemmeno dei soli cattolici. Il Padre appartiene a tutti. E noi che abbiamo ricevuto il dono della fede, dobbiamo mettere i piedi nelle orme che Gesù ha lasciato venendo sulla faccia della terra. Natale è un mistero immenso che mai riusciremo a indagare appieno. Una cosa, però, è certa, il bambino che giace sulla paglia vuole essere conosciuto, coccolato, accarezzato, chiamato per nome. Da tutti. E tutti hanno la possibilità di farlo, perché lui, dopo aver benedetto questo mondo con la sua nascita, morte e risurrezione, continua a vivere in ognuno di noi. Sicchè chiunque può portaselo a casa, Gesù bambino, chiunque può tenerlo tra le braccia, accudirlo, allattarlo, accarezzarlo. Basta guardarsi attorno. Aprire gli occhi sul mondo. Andare alla ricerca dei bambini più poveri, più sfortunati, maltrattati, violentati, rapinati dei loro organi, per permettere ai ricchi di guarire. Apriamo gli occhi sui bambini gettati tra le braccia dei maniaci sessuali per pochi spiccioli. Chi è più bello di un bambino? Pedofilia, pedopornografia, violenza, commercio dei bambini sono il contrario esatto del Bello, del Vero, del Bene. Sono orrore da combattere. Sono l’antitesi di Dio. Vogliamo vivere il Natale davvero. Lontani da ogni sentimentalismo, inutile e dannoso. Vogliamo essere donne e uomini del nostro tempo. Stiamo vivendo la più bella avventura, quella che fa di un essere umano un figlio di Dio, attento e pienamente responsabile. Unico e irripetibile. Alla ricerca del Bene, del Bello, del Vero. Assetato di giustizia, amante dell’Amore.