CIÒ CHE NON VI È CHIARO IN PRESENZA DI PROPAGANDA E FANATISMO

CIÒ CHE NON VI È CHIARO IN PRESENZA DI PROPAGANDA E FANATISMO

Quel che proprio non vi è chiaro è che anche quando siamo in presenza di propaganda e fanatismo, le persone non smettono di avere una propria soggettività, una autonomia decisionale, cosciente o meno. Non capendo tali banalità di natura cognitiva e sociologica, continuerete a non capire una fava e a pensare che decine di milioni di sciiti siano “pedine”, “elementi”, “proxies”, “burattini”, quando invece non c’è nulla di più genuino, sostanziale – e pericoloso, nell’ottica dei loro antagonisti – di una sincera empatia, di un sentimento di appartenenza e solidarietà volontaristica, alimentata anche dalla religione ma sopratutto dal nazionalismo. È esattamente lo scenario in cui i principalisti in Iran avrebbero in qualche modo sperato quando trenta anni fa capirono che non avrebbero mai avuto gli strumenti per raggiungere i loro antagonisti nella corsa agli armamenti (secondo i dati della banca mondiale l’Iran dal 1990 al 2012 ha speso meno di tutti nella regione nel comparto militare, un terzo di Israele e un quinto dell’Arabia Saudita), motivo per cui hanno costruito una politica estera e di sicurezza basata sulla asimmetria operativa, sulla esternalizzazione degli strumenti e delle istituzioni militari di difesa e attacco in tutti i paesi in cui il suo soft power trovava terreno fertile, identità posturali e cultural-religiose dei locali. Trump – come molti commentatori che nn hanno ben chiaro in che razza di vortice ci andremo a calare – vede la cosa come un videogame, come un film, leggendo tutto in termini di cattivi eliminati. Champagne. Ma lo champagne se cade macchia e impregna i vestiti. E non devo spiegarvi io come reagisce a una cosa così un paese che non può affrontare una guerra convenzionale e che ha nella asimmetria operativa regionale il suo principale strumento, la sua principale logica di difesa e offesa.