MOSCA. PARLA PUTIN, SI DIMETTE MEDVEDEV: INIZIA UNA NUOVA PARTITA A SCACCHI

Raramente le dimissioni di un premier di un paese dell’importanza della Russia di oggi hanno determinato sensazioni dissonanti come quelle pronunciate oggi dal primo ministro Medvedev. Da un lato la sorpresa, perché sfido qualche analista a dichiararsi profeta di una mossa che fino a ieri nessuno aveva previsto. Dall’altro lato la scarsità di pathos che l’ha accompagnata, visti i toni da normale amministrazione che hanno contraddistinto l’evento. Tanto da spiazzare i tanti dietrologi che, quando si tratta di Cremlino, hanno sempre pronto in tasca una riflessione di tipo catastrofistica o comunque drammatica. In realtà le dimissioni del premier hanno costituito solo il secondo atto di una recita che aveva avuto, come primo atto il previsto discorso del Presidente Putin. Un discorso abbastanza breve, concentrato su questioni sociali come il rilancio demografico. Putin ha infatti annunciato che il governo ha allo studio un programma di incentivi sociali per le famiglie con bambini fra i 3 e i 7 anni. Inoltre chi farà il secondo e il terzo figlio dal dicembre 2021 al dicembre 2026 entrerà in un programma che potrebbe fare accumulare ai nuclei familiari con due bambini fino a 10mila dollari. A questo sono seguite riflessioni relative al potenziamento del sistema sanitario e solo alla fine si è arrivati al progetto di riforma della Costituzione. In estrema sintesi esso implica maggiori poteri al Parlamento cui spetta la conferma del premier senza che la Presidenza possa interferire nella scelta dei ministri. Gli esperti non hanno ancora sentenziato in cosa consisterebbero gli elementi rivoluzionari di questa modifica. Peraltro, l’ipotesi di un referendum non pare confermata, surrogata da una più blanda consultazione popolare. Aggiungete a tutto questo il fatto che Putin ha escluso un passaggio su cui si accentrava fino a ieri l’attenzione degli scommettitori. Nessuna possibilità di terzo mandato per il Presidente, che tutti vedevano come una mossa funzionale alla perpetuazione della permanenza di Putin al Cremlino. Quali dunque le novità copernicane che hanno determinato le dimissioni semiautomatiche del premier Medvedev e della sua squadra? Putin si sa, è un buon giocatore di scacchi, un gioco che appassiona tutto il popolo russo. Un gioco nel quale ogni mossa non deve rapportarsi alla sola mossa successiva, ma a tutto l’insieme di mosse e contromosse che andranno a definire una strategia di lungo periodo. Da qui una serie di interrogativi. Medvedev ha fatto di sicuro un passo indietro nell’attesa che un nuovo quadro costituzionale venga definito. Una passo indietro cui ne seguiranno due in avanti, quando il quadro costituzionale si sarà ricomposto? Finora mancano segnali, tanto da far pensare che per il premier attuale si possa concludere il periodo nel quale i più lo definivano il probabile delfino di Vladimir. Il nuovo premier che Putin sta per proporre alla Duma, è in possesso di un profilo tale da renderlo il nuovo delfino? Difficile trovare sui media qualche informazione sul conto del predestinato. Il buon Mishustin di cui ben poco si conosce, eccezion fatta per la sua attuale conduzione del Servizio Federale Tributario. La sensazione, al momento, è quella del classico premier di un governo di transizione. Le ulteriori ipotesi rimandano entrambe alla figura di Putin, vale a dire che, in ultima istanza, la sua mossa di oggi preluda a una filiera di passaggi alla fine dei quali la sua figura sarebbe ulteriormente consolidata. Scartata l’ipotesi che Vladimir punti ad un terzo mandato resta l’ipotesi di una sua ascesa ad un ruolo oggi non ancora esistente o magari esistente ma destinato a divenire presto ben più rilevante. In queste ultime direzioni si potrebbe pensare a un nuovo ruolo del Consiglio di Stato (e del suo capo) oppure l’invenzione ad hoc, creato a immagine e somiglianza di Vladimir. Soprattutto, se il premier, grazie alla maggiore legittimazione del Parlamento, assumesse poteri ben più forti degli attuali, perché non pensare a Putin come espressione di un premierato forte, se non fortissimo. Ma la questione potrebbe essere anche di carattere differente. Vale a dire che tra qualche anno, quando Putin sarà over 70, sarà forse il momento in cui il delfino, quello vero, che magari oggi è ancora “giovane e inesperto”, spiccherà il grande balzo. Si aprirà presto in questo caso, il totodelfino. Oltre a Medvedev e Mishustin c’è chi vede il sindaco di Mosca Sobjanin. Oppure qualche ministro sulla cresta dell’onda, ma non troppo noto dalle nostre parti, come Oreshkin (Economia) e Novak (Energia). Senza dimenticare il più attempato Lavrov (Esteri) che forse più di ogni altro si è reso visibile anche in occidente. Molti nomi, forse troppi. Il che potrebbe implicare che, per mettere tutti d’accordo, tutto cambierà senza che nulla cambi. E Putin si potrebbe ritrovare più che mai, quanto meno nella sostanza, se non nella forma, uomo solo al comando. Ma la partita a scacchi è appena cominciata.