GERMANIA. ADDIO AL CARBONE VIA LIBERA ALLA TRASFORMAZIONE CHE NON SARA’ INDOLORE

GERMANIA. ADDIO AL CARBONE VIA LIBERA ALLA TRASFORMAZIONE CHE NON SARA’ INDOLORE

La Merkel stringe i tempi, l’accordo tra governo e Länder per l’abbandono entro il 2038 del combustibile fossile nelle centrali elettriche, è raggiunto. La trasformazione partirà già nella prossima estate. Investimenti per 40 miliardi. Ma sarebbero a rischio 100 mila posti di lavoro. Si tratta della vera rivoluzione industriale del XXI secolo per la Germania che si prepara entro il 2038 (ma se è possibile già nel 2035) a dire addio a lignite e carbone da usare come fonti di approvvigionamento energetico.Questo è in sintesi l’accordo raggiunto al cancellierato di Berlino nelle prime ore di ieri, tra governo federale e Länder. Attualmente la Germania ottiene da queste due fonti fossili il 38% della sua energia elettrica, mentre il 46% proviene da fonti rinnovabili e il resto dalle centrali nucleari, per le quali però, entro il 2022 è prevista la chiusura. La “corsa” alla limitazione del riscaldamento globale ed ai cambiamenti climatici impone la scelta di dare l’addio a carbone e lignite. L’economia tedesca però dovrà fare i conti con le conseguenze di questa trasformazione. In merito a questo punto, i media tedeschi ieri hanno posto vari interrogativi, ai quali tuttavia, la politica può solo parzialmente fornire risposte. Dal lungo vertice notturno è arrivata la decisione che il piano di decarbonizzazione della Germania inizierà da subito, come ha illustrato Svenja Schulze (Spd), la ministra federale dell’Ambiente. Si procederà rapidamene alla chiusura degli otto impianti più vecchi e inquinanti, presenti nel Paese. Ad iniziare dal primo quest’anno, ha spiegato la Schulze. La chiusura interesserà alcune centrali site nel Nord Reno Westfalia, ad ovest della Germania, realizzate nel 1959, ma anche alcune centrali nel Land orientale del Brandemburgo, costruite tra gli anni ’70 e ’80, e che sono tra le più inquinanti del Paese. Il primo passo (entro il 2022) di 8 centrali, delle 30 presenti sul territorio tedesco, implicherà ripercussioni pesanti in termini di posti di lavoro nelle aree interessate.Dall’analisi del quotidiano economico Handelsblatt emerge che, in tutta la Germania i dipendenti nelle centrali a carbone e lignite sono circa 25.000, ma calcolando anche l’indotto ed il settore estrattivo, si vanno a superare i 100 mila posti di lavoro. A questo proposito nell’incontro tra Länder e governo federale si è parlato di soldi che il Bund investirà non solo per risarcire i gestori dell’energia elettrica ma anche i Länder che a causa della chiusura delle centrali ne resteranno colpiti.Il ministro delle Finanze del governo della Grande Coalizione, Olaf Scholz (Spd), ha informato che “Il governo è pronto a stanziare fin da subito 2,6 miliardi per i Länder dell’Ovest e 1,7 per quelli dell’Est”. Secondo gli organi d’Informazione, lo Stato federale entro il 2038, per il piano di uscita dal carbone dovrà investire almeno 40 miliardi di euro.A detta poi di alcuni analisti ed economisti bisognerà anche aggiungere gli investimenti per la modifica della rete elettrica dell’intero Paese. Ed i costi relativi per tale modifica sono incalcolabili per tutta una serie di variabili che interesserebbero tale processo. Il ministro dell’Economia, Peter Altmeier (Cdu) ha precisato che sono previste anche “revisioni di costi e procedure”, nel piano di trasformazione, che si attueranno nel 2026 e nel 2029 per “stabilire se il Paese riuscirà a chiudere tutte le sue centrali a carbone già entro il 2035”.Comunque l’intero piano verrà sottoposto al Bundestag (entro la fine di gennaio), poi una volta approvato diventerà operativo entro l’estate del 2020.Uno dei Länder più interessati alla definizione dell’accordo è il Nord Reno Westfalia in cui c’è la Regione della Ruhr, a lungo il principale polo estrattivo di carbone e lignite in Europa. In questo Land si trovano almeno 15 centrali funzionanti. L’ultima, la Datteln 4, entrerà in funzione proprio quest’anno dopo che la sua apertura era già da tempo programmata (i lavori non si fermeranno). Così ha sottolineato Armin Laschet (Cdu), il ministro presidente del Land alla guida del governo della Regione più popolosa d’Europa, che conta più di 20 milioni di abitanti. Va inoltre evidenziato che questa “rivoluzione” per i Länder orientali, in special modo Brandemburgo e Sassonia, potrebbe trasformarsi in un nuovo sconvolgimento sociale. Sono migliaia i lavoratori occupati nei poli estrattivi e nelle centrali, e dal punto di vista energetico, questi due Länder dipendono praticamente al 100% da carbone e lignite.