BUONGIORNO UN CORNO!, MARTEDI’ 28, LA MASCHERA DEL CORONAVIRUS …

Ma è possibile che su una cosa grave come il coronavirus si abbattano le speculazioni dei mercati? E’ il capitalismo bellezza, risponderebbe il solito cinico, non un capo di Stato, ma persone a noi vicine come quel tizio che sta lì in un cubicolo della tua banca e quando ti consiglia di acquistare titoli forse davvero non sa, perché non gli interessa e non si pone il problema, che la maggior parte di quel mondo di carta è basato su persone che muoiono di sfruttamento e adesso anche di malattie vere e proprie come questa ultima che sta terrorizzando il mondo. Facciamola breve, 106 morti fino a questa mattina, 4500 persone contagiate, l’Oms che pone il massimo allarme su scala internazionale ma la cosa importante è: “Le azioni Usa sono crollate dopo una svendita dei mercati in Europa e Giappone dopo l’annuncio di Pechino di un brusco aumento del numero di contagiati. Tutti i principali indici statunitensi hanno rinunciato a una parte significativa dei loro guadagni e i rendimenti delle obbligazioni sono scesi. Gli investitori hanno preferito puntare su partecipazioni più sicure”. E ancora scopriamo che “Compagnie aeree, resort e in generale l’indotto del turismo sta subendo forti perdite mentre l’oro, tradizionale bene rifugio, è tornato a crescere, il Dow Jones è sceso di 420 punti, il Nasdaq dell’1,7%”. Perdonate l’eccesso di citazioni da giornali ma ci servono a inquadrare la situazione. Spiega Money: “Il coronavirus, quindi, rischia di incidere in modo rilevante sulle società quotate e sulla loro capacità di business. Ridisegnando, quindi, gli stessi equilibri di mercato e commerciali tra le due più grandi potenze, Usa e Cina”. Capite perché poi quei simpatici, più spesso antipatici, mattarelli che vedono complotti dappertutto hanno facilità ad asserire che il virus è nato in laboratorio ed è l’arma chimica che un governo sta usando contro un altro? Perché anche a chi non è complottista viene in mente che i dottor Stranamore che prima trafficavano nel nucleare oggi giocano con la chimica, se il risultato è comunque una minaccia al mondo per la supremazia economica e militare, esattamente come allora il nucleare “garantiva” un equilibrio del terrore. Sia chiaro che non sto dicendo e nemmeno penso che il coronavirus sia stato creato e fatto circolare deliberatamente, ma è evidente che se la prima preoccupazione dei mercati finanziari è dare un valore economico a un dramma, non siamo di fronte a una posizione etica molto differente da quegli sciacalli che intercettati dopo il terremoto in Abruzzo ne vedevano anziché la tragedia la possibilità di ricavarci enormi guadagni. Vi ricordate Occupy Wall Street, il movimento che denunciava la corruzione e l’indebita influenza delle società sui governi, in particolare del settore dei servizi finanziari? La chiave del futuro, l’unica possibilità di riproporre concretamente la questione della democrazia diretta è nella ripresa di un movimento come quello che andava dritto al cuore delle contraddizioni dell’economia mondiale. In quel caso la confusione era grande, gli obiettivi divennero alla fine dispersivi e grazie all’opera d’infiltrazione dell’Fbi il movimento si dissolse, ma lo slogan “We are the 99%” resta il faro del riscatto delle classi tagliate fuori dalla possibilità di decidere e soprattutto controllare l’andamento dell’economia mondiale.Date un’occhiata a questo articolo del Guardian in cui si racconta come l’Fbi si accanì con estrema violenza contro Occupy Wall Street con una manovra di spionaggio degna dei peggiori scenari del Grande Fratello. Avevano capito subito che, nonostante la confusione e l’incertezza degli obiettivi, quel movimento poteva mettere in seria difficoltà il sistema economico speculativo perché non ne affrontava le conseguenze derivate, come i danni all’ambiente, ma metteva in discussione il suo principio stesso di funzionamento. Vale la pena riprendere il discorso di Occupy Wall Street, in un mondo dove un’emergenza sanitaria mondiale diventa ulteriore occasione di speculazione. C’è anche un aspetto democratico del coronavirus e non soltanto perché colpisce tutti senza distinzioni sociali ed economiche. Il 4 ottobre 2019 il governo di Hong Kong, spaventato dalla piega che stavano prendendo le proteste popolari, assunse poteri d’emergenza introducendo delle regole per frenare la rivolta. Tra queste c’era la proibizione di indossare maschere in pubblico e l’incriminazione per chi si rifiutava di scoprire il volto dietro ordine della polizia.Ancora l’11 gennaio scorso il South China Morning Post ci informava della protesta degli avvocati locali contro una decisione definita incostituzionale. Poi arriva il coronavirus in tutta la sua emergenza. A Hong Kong si registrano già due casi. Ed è sempre il South China Morning Post a informarci che le autorità, spaventate dalle conseguenze del contagio, dopo che un gruppo di manifestanti aveva assaltato con bottiglie molotov una struttura dedicata alla quarantena degli affetti dal coronavirus, non può sottrarsi alla decisione del governo cinese di adottare tra le molte misure di contrasto l’utilizzo della mascherina per proteggersi dalla trasmissione. Il governo di Hong Kong non può sottrarsi alla decisione di Pechino sulle mascherine anti coronavirus, ma al tempo stesso ha presentato appello contro una sentenza del tribunale che ha annullato la legge anti-maschera del governo per le manifestazioni di protesta. Hai capito la beffa? Nel 2003 a causa dell’epidemia di Sars soltanto a Hong Kong morirono circa 300 persone e se adesso le autorità dovessero insistere con il divieto per le maschere è la volta che i residenti s’incazzano davvero tanto. Ad aggravare la situazione una notizia sconvolgente. Ieri, dopo i primi due casi di coronavirus è tornata a Hong Kong, dove vive da qualche tempo, la pasionaria antisovranista, la compagna Heather Parisi e tutti i giornali hanno pubblicato la sua foto con la mascherina per evitare il contagio. Un grave attentato alla linea filocomunista del governo di Hong Kong, che se in qualche modo può discutere con il governo di Pechino non è certo in grado di affrontare un contraddittorio sulla legge antimaschera con Heather Parisi. Il mondo guarda con il fiato sospeso all’esito incerto dello scontro in atto. Tra le altre cose per cui il governo di Hong Kong riesce a rendersi odioso ai suoi amministrati è scoppiato anche lo scandalo dell’accaparramento di mascherine. il governo nega l’accusa di aver immagazzinato attrezzature di sicurezza per uso interno ma i giornali locali sostengono che abbia accumulato 100 milioni di maschere, creando una carenza nel mercato e facendo alzare i prezzi. Riassumendo: in questo momento a Hong Kong il governo presenta appello per ripristinare la legge che vieta le maschere ai cittadini mentre è in vigore l’ordine d’indossare le mascherine contro il coronavirus che viene direttamente dal governo di Pechino. E in più c’è Heather Parisi sul posto. Tempi duri per Xi Jinping. Ieri mentre aspettavo l’autobus a Roma (aspettare l’autobus a Roma è un’esperienza che rimanda al Proust de “Alla ricerca del tempo perduto”, ti porta a considerazioni filosofiche sul senso della vita) due “coattoni” del tipo reso celebre nel resto della penisola da Carlo Verdone parlavano del coronavirus. All’inizio facevano simpatiche battute sul fatto che la colpa del virus fosse dalla birra omonima. Poi, e come ti sbagli, immancabilmente hanno spostato il discorso sulle colpe dei cinesi. Naturalmente non si riferivano alle carenze igieniche denunciate dai virologi nei mercati locali dove vengono macellati animali sul posto senza nessuna precauzione. Parlavano direttamente di quanto sono zozzoni i cinesi in quanto tali e dopo una partenza leggera dedicata alle loro attività commerciali a Roma, alla presunta presenza di carne di cane nei piatti nominalmente a base di pollo nei ristoranti, al fatto che nessuno ha mai visto il funerale di un cinese, insomma dopo il campionario classico, ma tutto sommato innocuo, di luoghi comuni sono arrivati al nucleo del discorso: i cinesi non si lavano, puzzano e sono pericolosi per la collettività. Siccome non sembravano i classici fascistelli esaltati ed erano tranquilli stavo quasi per intervenire pacatamente, da vecchio “zio”, come gli over 50 vengono chiamati dai giovani, per dirgli come è proprio da questi pregiudizi che possono nascere conflitti sociali. Ma non ho fatto in tempo. Due ragazzi cinesi loro coetanei, alla fermata come noi da parecchi minuti, che prima avevo sentito parlare in romanesco, quindi di seconda se non terza generazione, di fatto romani, mi hanno illuminato dando un saggio di antropologia culturale da strada di rara intelligenza. Piano piano si sono avvicinati, uno a destra e l’altro a sinistra dei due coattoni, e hanno cominciato a tossire, in realtà a far finta di tossire, molto rumorosamente, con le mani davanti alla bocca ma mostrando grandi spasmi del corpo, piegati in due e rialzandosi per poi ripiegarsi e aprendo ogni tanto la bocca come per dire qualcosa che la tosse gli impediva di dire. I due coattoni sono letteralmente scappati a gambe levate, nessuno li ha più visti e nonostante il bus fosse di quelli periferici che passano ogni 40 minuti, se va bene, nessuno ha più avuto notizie, forse nemmeno le famiglie, dei due coattoni per tutta la giornata. Appena sono andati via, i ragazzi cinesi hanno smesso con la finta tosse, cominciando a ridere e a battere il cinque tra loro, soddisfatti per il risultato raggiunto. Dove non arriva l’intelligenza arriva l’ironia, una grande lezione di stile.