RIFLESSIONE SUL GENDER GAP
Sul gender gap, la mia personalissima riflessione. E’ vero che gli elementi che influiscono sul reddito medio di una categoria sono molteplici. E’ vero che molte donne scelgono di lavorare part-time per seguire i figli al pomeriggio – anche se, anche qui, esiste un altro gap, quello delle funzione genitoriale, ma vabbè – e che esiste una meritocrazia delle competenze per cui, nelle libera professione, chi più vale più è pagato.Vi invito però a riflettere su due elementi davvero importanti.Uno è la cultura di cui siamo intrisi che ci spinge a considerare più affidabili, in alcune categorie, professionisti uomini piuttosto che donne. Di solito, sono le categorie più classicamente maschili, come i notai o i commercialisti. Non più tanto gli avvocati, in effetti (ma tanti anni di Ally Mc Beal saranno serviti a qualcosa, no?), ma non è detto. Io, ad esempio, ho preferito un uomo come ginecologo per seguirmi durante la prima gravidanza. Un uomo, come psichiatra, per la mia prima depressione post partum. Professionisti eccezionali, che forse avrei scelto a prescindere ma, guarda caso, in una situazione di fragilità e bisogno di rassicurazioni, io per prima ho scelto a istinto figure maschili. Pensateci bene. Una donna, per essere scelta, deve spesso avere non una, ma dieci marce in più. In politica. Nell’amministrazione del denaro. Nella professione medica. E spesso siamo proprio noi donne a fidarci meno delle donne.Un altro elemento fondamentale è la nostra incapacità di valutarci e di esigere di essere retribuite in base al nostro valore effettivo. Uno studio di qualche anno fa stabiliva che gli uomini, in media, chiedessero aumenti con una cadenza sistematica e frequente, circa due volte l’anno. Le donne, al contrario, non lo facevano che sporadicamente, ogni due anni circa.Ricordo bene quando la mia capa,Federica Abaterusso, mi disse: hey, ma quando pensi di chiedere un aumento? Io ero imbarazzata, stupita, non capivo. mi sembrava già tanto quello che mi pagavano, perché avrei dovuto chiedere un aumento? Dovevo già considerarmi una privilegiata.I professionisti che valgono, chiedono aumenti. Se non sei tu la prima a valutare te stessa e il tuo lavoro, come puoi pensare che lo facciano gli altri?Questo mi disse, quindici anni fa. E questo dico io, oggi, a voi. Se non siete voi le prime a valutare voi stesse e il vostro lavoro, come potete pensare che lo facciano gli altri?
