LO STUPRO NASCE DA UNA FORMA MENTALE. SBAGLIATA

Non ci si può preoccupare dello stupro solo quando avviene l’irreparabile, quello che bisognerebbe fare è occuparsi di tutto quel sottobosco che fa sì che la cosiddetta cultura dello stupro attecchisca a più livelli. Lo stupro, ancor prima di essere un atto brutale, è un forma mentis che nasce, cresce e si sedimenta nella società, sostenuta da precisi sistemi valoriali e convinzioni. È quella forma mentis che sottende a una miriade di ragionamenti pericolosi che si sentono ogni giorno: ‘se l’è andata a cercare’, poteva preservarsi’, ‘poteva non uscire’, ‘non doveva vestirsi così’, ‘poteva non bere’, ‘non tutti i “no” sono “no”‘, ‘magari le è pure piaciuto’, ‘se è la ex non è stupro’, ‘se esce con me significa che qualcosa vuole fare pure lei’, fino ad arrivare al considerare la mano morta come un simpatico approccio scanzonato o a pensare che sia da femministe con un palo nel culo non accettare fischi e commenti volgari che molti si sentono in diritto di urlare per strada, dalla macchina, in discoteca. Potrei elencarne decine e decine di queste scuse che leggo e sento spesso in occasione di determinati fatti di cronaca. Scuse che sostengono una linea di pensiero ben precisa: lo stupratore sarà anche un animale, ma comunque la vittima le sue colpe le ha. E molte sono le vittime che, quando passano gli anni, confessano stupri mai denunciati, mai denunciati per la paura di essere giudicate come delle poco di buono, perché per aver subito ciò che hanno subito qualcosa devono pur aver fatto. E la colpa della vittima, immancabilmente, è sempre la stessa: avere l’adire di vivere la propria vita liberamente, pensando che nessuno possa avere il diritto di disporne a proprio piacimento. Lo stupro non è solamente un atto singolo, ma scaturisce da profonde convinzioni personali e sociali che si sedimentano nel tempo. Finché non si capisce questo, non si capisce proprio nulla del tema né si può trovare una soluzione.