UNA SENSAZIONE STRANA
E insomma ieri pomeriggio esco dall’ufficio a Pomezia pochi minuti prima delle 18.Devo essere alla parrocchia di San Damaso, a Monteverde, alle 18.20. C’è la messa per Antonio, il papà di Claudio, a quattordici anni dalla sua partenza. Uscendo incontro Paolo, il capo. Mi ferma pochi minuti. Non posso e non voglio liquidarlo, è un momento abbastanza duro, lì. Ci diciamo le cose che dobbiamo dirci, in pochi minuti.Poi gli comunico che ho questa messa a Monteverde, che devo scappare. Fare ogni giorno la Pontina è un terno al lotto. Non va male. Il casino però è a viale Marconi.Insomma arrivo a San Damaso intorno alle 19.10. Più tempo per arrivare da viale Marconi a Monteverde che da Pomezia all’Eur. Un classico. Con Claudio ci messaggiamo varie volte. Mi saluta tramite whatsapp, mi manda i saluti della madre Barbara, dei fratelli. Sono usciti, la messa è finita.Gli dico che comunque voglio salutare Antonio, che “è lì”, ne percepisco la presenza, in qualche modo. Entro in chiesa, ci sono solo un paio di persone che pregano in silenzio, nella sala grande.Vado dritto verso la cappella minore, sulla sinistra, dove si svolgono le funzioni più piccole, il pomeriggio.Mi siedo, sono solo.Da dietro, dalla saletta retrostante, sento le voci di un uomo e una donna. Lui sarà il prete, penso. Intuisco dal tono che lei si sta confessando. Osservo l’altare, e il crocefisso.Ogni anno se posso vengo alla messa per Antonio. Quest’anno, non so perché, avverto una sensazione strana, che non so riconoscere. Passano due o tre minuti credo. Mentalmente ripercorro la sera di quattordici anni fa in cui andai a trovare Claudio, e Antonio era in camera da letto. Respirava molto male, ansimava.Ricordo con precisione la forza dell’abbraccio con Claudio, quel 26 febbraio 2006. La sensazione di pesantezza con cui scesi le scale. L’altare è piccolo, ma non so perché ieri sera sembrava “parlare”. Escono il prete e la donna. Lei ha un cappotto rosso, avrà 55-60 anni. Lui è giovane. Nero, africano credo. Ha dei baffetti radi, deve essere molto giovane.Mi viene incontro come mi conoscesse.– Ciao! Non preoccuparti, se vuoi pregare puoi stare– Ciao! [vado verso di lui, gli stringo la mano] Non sto pregando in realtà, sto ricordando Antonio, il signore per cui hai tenuto messa poco fa, ho fatto tardi, lavoro lontano– Certo, ho capito. Sei un parente?– No. O forse si, non so. Sono un amico del figlio di Antonio, di uno dei tre figli. Ci conosciamo dal 1977, quarantatre anni– Ma questa è una cosa molto bella![sorride in modo solare, come i neri sanno fare secondo me meglio di noi]L’amicizia è la cosa più importante sai– Certo che lo so, è la cosa che mi ha salvato un sacco di volte. Credo molto nell’amicizia.Pensa che col figlio di Antonio, fin dal liceo, ci chiamiamo “frater”– Quello che stai facendo è bello, sei qui a pregare, da solo, per ricordare il padre di un amico. Sei una persona importante– Non credo sai. Forse è stato importante Antonio per me. Mi ha sempre trattato come fossi “uno di casa”. Parlavamo di politica, era la passione comune. Era un socialista lui, un vero socialista. Sono stato fortunato, ho almeno tre famiglie di amici che mi considerano “uno di casa”. E ho molti amici eccezionali. Sono fortunato. Comunque non stavo pregando, in realtà non so pregare, temo. Però ho grande rispetto– Sbagli fratello. Tu non sei solo fortunato. Sei uno importante. Perché coltivi sentimenti. Pregare è importante. Ma questa è la casa di tutti, non solo di chi prega. Sei venuto qui per Antonio, da solo, perché volevi, volevi fortemente. Questo è ciò che conta. Io tengo messa ogni sera alle 18.30. Se vuoi passa, anche senza pregare. Non importa. Sei tu che porti Cristo qui dentro. A Cristo non importa molto se preghi. Va oltre queste cose– Grazie, grazie davvero. Verrò a trovarti senz’altro. Grazie caro, buona serata[sorride di nuovo a 32 denti, mi stringe la mano]Attraversiamo la sala grande, andando verso l’uscita.Ci salutiamo con un cenno della testa, e degli occhi. Subito dopo sono andato a prendere Michele, che aveva voluto andare dalla nonna, mia madre.Ci siamo scambiati altri messaggi, con Claudio, che era a cena con la madre e i fratelli. Gli ho raccontato del colloquio col prete nero.Non ho chiesto il nome al prete, ora che ci penso. Passerò una di queste sere, alle 18.30. Dopo aver accompagnato Micky a casa sono andato a cena con Antonio Caridi. Anche lui professore, anche lui calabrese, anche lui appassionato di politica. Esattamente come il padre di Claudio.Con un paio di amici, abbiamo ragionato di politica. Continuo a pensare che ieri fosse una sera particolare.Non saprei dire con parole precise cosa fosse la sensazione strana che avvertivo, andando verso San Damaso.Ma forse qualcosa dal racconto emerge comunque.Chi vuole, un senso lo può cercare.Chi vuole lo trova pure.
