UNA FOTOGRAFIA, UNA TELEFONATA, UN’AMMONIZIONE

Stamattina, mia figlia (è andata, tra mille apprensioni per noi, a passare una settimana con la famiglia in montagna) mi ha mandato due bellissime fotografie, sue e dei nipotini. Dalla piazzetta di Siusi. E da una pista di sci. C’erano loro e tanto bastava. Ma, intorno a loro, il deserto. Una bellissima cartolina. Ma senza le persone.Poi mi ha telefonato un carissimo amico. Uno dei pochi rimasti ; questione di età. Per dirmi che l’appuntamento al ristorantino di fiducia, con due altre famiglie era meglio rinviarlo.Infine, l’espresso invito ripetuto da tutti i media ” anziani è meglio che restiate a casa; almeno per il momento”In attesa di tempi migliori.E allora mi è scesa addosso una grande angoscia. E, credetemi,non per me; o non solo per me.Un mio amico d’ufficio, anni e anni fa, mi raccontava di suo padre. Prima della pensione un solerte funzionario; dopo un vecchio, seduto in poltrona, a guardare la televisione, fino a morire poco a poco.Una solitudine con il relativo senso di inutilità che non nasce, credetemi, da frustrazioni individuali ma dalla visione di fondo che ha di noi la società in cui viviamoMentre noi abbiamo bisogno di socializzare e in ogni possibile forma: la chiacchierata sulle cose del mondo, il cazzeggio, l’attenzione reciproca tra noi e i nostri nipoti, il bisogno di parlare per essere ascoltati.Si dirà che questi problemi personali possono e debbono essere affrontati con le nostre forze e insieme con chi ci sta vicino; ed è certamente così.Ma non possiamo avere alcuna speranza se basta un’influenza o il timore di un contagio a creare un deserto che non coinvolge solo noi ma l’intera società (niente incontri, niente riunioni, niente contatti, niente società, niente di quello che tiene in piedi la polis, niente che ci faccia stare insieme agli altri). Per ora, tutto questo ci appare o ci viene presentato come una disciplina momentanea, ispirata ad un sanissimo principio di preoccupazioni. Ma teniamolo bene a mente, il momento in cui il “chiudersi in casa” per evitare il male che potrà avere le sembianze di chiunque non è molto lontano. E, se arriverà, sarà un disastro irreparabile.