FORMIGONI RIMARRÀ IN CARCERE. TUTTA COLPA DEL DECRETO SPAZZACORROTTI

FORMIGONI RIMARRÀ IN CARCERE. TUTTA COLPA DEL DECRETO SPAZZACORROTTI

Terribile è il momento in cui si aprono le porte del carcere per un uomo, innocente o colpevole che sia. Così come terribile è entrare in un’aula giudiziaria quando un detenuto è seduto a guardare lo svolgere della sua vita da dietro le sbarre. Anche nel giustizialista più impenitente insorge un senso di commossa pietà se si guarda all’uomo, se si percepisce la sconfitta della libertà, quale sia la causa che ha determinato il venir meno della stessa. Pena, dal latino poena ossia “castigo, molestia, sofferenza”, che deriva a sua volta dal greco “ammenda, castigo” e letteralmente vuol dire “pagamento obbligatorio delle conseguenze di una violazione di legge” ( cfr dizionario Treccani). Chi sbaglia deve pagare, deve reintegrare per equivalente, ove non sia possibile farlo nello stesso modo, la perdita subita dalla società con l’alterazione delle proprie regole a causa della commissione di un reato. E a guardare le immagini datate nel tempo, a seguire discorsi pregni di arroganza, a ricordare episodi di minacce di querele a organi di stampa colpevoli solo di divulgare notizie poi rivelatasi vere, viene da sospirare: anche i politici ricchi e potenti piangono. Così il 22 febbraio scorso, i carabinieri suonavano alla porta dell’ex governatore della regione Lombardia Formigoni. La sentenza pronunciata dalla Cassazione penale poche ore prima tramutava la sua libertà in provvedimento definitivo atto a concludere una vicenda giudiziaria durata ben sette anni. Condanna per corruzione a 5 anni e 10 mesi l’esito processuale detinitivo. La verità fattuale emersa trovava spunto nella ricostruzione effettuata dalla Guardia di Finanza che aveva evidenziato stretti legami, intrecci di favori fra Regione, San Raffaele e Fondazione Maugeri. Una rete discreta e ben collaudata che avrebbe consentito al governatore di avere a disposizione, attraverso conti di società schermate all’estero, utili per 6,6 milioni di euro. Le indagini erano partite da un esame attento in merito a sospette distrazioni dalle casse della Fondazione Maugeri di Pavia . Un iter processuale lungo, duro, difficile, come avviene spesso nei casi di commistione affari/politica. Fino al suo epilogo di qualche giorno fa. Ma neppure il sipario che si chiude su una vicenda processuale per far emergere quella intima fra l’uomo e la sua prigione, luogo di pentimento, ravvedimento e rieducazione, fa tacere i tabloid e gli avvocati. Nel mentre la requisitoria incalzava, la difesa accendeva i suoi motori per le arringhe finali, entrava in vigore quello che, comunemente, è stato denominato ” decreto spazzacorrotti”. Convertito in legge da una maggioranza pentastellata che ha fatto da traino ad una Lega restia ma impotente a respingerne la valenza, la validità,la portata stante il contratto di governo stilato fra le due forze politiche. A far data dal 31 gennaio le cose, pertanto,processualmente per Formigoni cambiavano drasticamente. Uno dei più importanti vessilli del Movimento 5 stelle impedisce sostanzialmente ai condannati per reati contro la pubblica amministrazione, come nel caso della corruzione, di beneficiare di possibilità, che prima erano previste . La corruzione, per effetto della legge Spazzacorrotti, viene codificata come reato ” ostativo” catalogazione che impedisce al reo di potere chiedere misure alternative alla reclusione tra cui rientra anche la detenzione domiciliare per gli ultrasettantenni come Formigoni, che ha 71 anni. Formigoni, quindi, non potrà chiedere la detenzione domiciliare prevista in precedenza in casi analoghi al suo. Così, mentre l’uomo varcava le soglie del carcere consegnando in guardiola oltre che le proprie generalità, i propri effetti personali, anche la propria storia nella parabola dei vincitori e dei vinti, i suoi avvocati presentavano motivata istanza di sospensione dell’ordine di carcerazione presso la procura generale di Milano. In questa istanza sarebbero contenuti due punti preliminari e principali messi in evidenza: la successione delle leggi nel tempo con l’inapplicabilita’ del decreto spazzacorrottial caso di specie per il principio del favor rei e la incostituzionalità della previsione delcarcere anche per persone che hanno più di 70 anni d’età stante la natura rieducativa della pena che dopo quell’età avrebbe, invece, una connotazione esclusivamente punitiva. È di oggi la notizia che il sostituto procuratore generale di Milano, dott. Lamanna, ha rigettato l’istanza presentata dai legali di Formigoni, e, tuttavia, proprio per dirimere difficoltà interpretative della norma , ha trasmesso gli atti alla Corte di Appello VI sezione penale di Milano, organo deputato a decidere sulla interpretazione in merito alla retroattività o meno delle norme del decreto spazzacorrotti. Lo stesso sostituto procuratore generale di Milano, però, ha fatto una spiegazione dettagliata sulla natura processuale e non sostanziale delle norme di cui al decreto stesso. Fanno parte del primo caso, infatti, quelle norme che incidono nel merito della valutazione di un reato, mentre si parla di norme processuali per quanto riguarda gli elementi che regolano lo svolgimento del processo. Stante così le cose per il nostro codice di procedura penale, le norme aventi carattere processuale, possono avere valenza reatroattiva indipendentemente dal principio del favor rei.Importante è che non si incida sul profilo sostanziale del reato, aggravando lo stesso. Nel caso di specie, con il decreto spazzacorrotti non si inciderebbe sul reato, ma sulla esecuzione della pena e,trattandosi di norme processuali, vale la regola del tempus regit actum . Pienamente valida sarebbe, pertanto, l’applicazione al caso Formigoni del decreto contro la corruzione. A meno di rivoluzionarie interpretazioni della corte d’appello, Formigoni, quindi, resta in carcere essendo stata rigettata sulla base delle citate argomentazioni, la richiesta di sospensione dell’ordine di carcerazione. “Non si condanna una storia” (claim postato sui social network dagli amici di Formigoni). No, non si giudica la storia personale di un uomo e i suoi sviluppi fino a che quella storia non scade nell’ abuso e nel delitto. A condannare in questo caso ci pensa la legge e quando si è fortunati anche la giustizia, ultimo baluardo del vivere civile. E in Italia vi è un bisogno vitale che ogni storia di corruzione trovi la sua condanna, perché non si istituzionalizzi un barbaro costume che ha soffocato un’ intera epoca storica.