GIANNI ALEMANNO CONDANNATO A SEI ANNI DI CARCERE PROCLAMA LA SUA INNOCENZA
Si dichiara innocente Gianni Alemanno.E’ una sentenza sbagliata, ribadisce, quella comminatagli dai giudici della II sezione penale del tribunale di Roma. Sbagliata e pesante: sei anni di carcere, interdizione dai pubblici uffici e la confisca di 298mila euro. Una sentenza passata quasi in secondo piano visto il clamore del prima durante e dopo le elezioni regionali sarde che hanno fagocitato tutte le altre news. Una sentenza attesa dall’ex sindaco di Roma,coinvolto nell’inchiesta di Mafia Capitale,dalla quale però si attendeva ben altro. Per i togati Alemanno avrebbe ricevuto illecitamente oltre 298mila euro dall’organizzazione mafiosa capeggiata da Buzzi e Carminati. Corruzione e finanziamento illecito, dunque. Soldi che avrebbe percepito senza averne titolo, buona parte dei quali attraverso la ‘Nuova Roma’,la fondazione da lui presieduta. Per dirla in breve Alemanno, in veste di sindaco (i fatti risalgono agli anni 2012/2014)sarebbe stato il ‘politico di riferimento’tra l’amministrazione comunale capitolina e l’organizzazione criminale di Buzzi (già condannato in appello nel processo di Mafia Capitale). Avrebbe ricevuto quella ingente somma di denaro in cambio di precisi favori, come pilotare nomine e appalti, soprattutto nella municipalizzata Ama (società che gestisce i rifiuti a Rom). E’ questo di cui sono certi i giudici del tribunale di Roma che hanno indagato in un filone che fa capo a Mafia Capitale. Termine questo utilizzato per definire un sistema criminale presente a Roma, detto anche‘mondo di mezzo’, dal capo indiscusso, Massimo Carminati. Nato a Bari nel 1958,ha vissuto a Bolzano, Udine e Piacenza, seguendo i movimenti del padre, allora generale dell’esercito. La famiglia nel ’70 approda a Roma e lì il giovane Gianni mette radici. Una laurea in Ingegneria per l’ambiente e il territorio, giornalista pubblicista e diversi incarichi in associazioni ambientalistiche no profit. La politica una passione maturata a scuola e poi durante gli anni universitari.Il suo cuore da sempre batte a destra. Nel 1982 diviene Segretario provinciale del Fronte della Gioventù di Roma, successivamente, nell’88 succede a Gianfranco Fini nella carica di Segretario nazionale dell’organizzazione giovanile del MSI. Una carriera politica in crescendo eun’ammirazione sconfinata per Giorgio Almirante.Ma appena Fini lo sostituisce alla guida del MSIsi schiera con l’estrema destra di Pino Rauti e ne sposa la figlia Isabella. Dall’unione nasce Manfredi. Poi, dopo anni da ‘barricadero’che gli valgono anche due arresti, uno nell’82 per aver lanciato una molotov contro l’ambasciata russa e l’altro nell’89 per aver cercato di bloccare la visita di Bush senior,rompe con Rauti e aderisce alla ‘svolta’ di Fiuggi voluta da Fini. Nel 1990 viene eletto nel Consiglio regionale del Lazio dove ricopre la carica di Vice-Presidente della Commissione Industria, Commercio e Artigianato. Nel ’94 viene eletto deputato,riconfermato poi negli anni ’96, 2001 e 2006, anni questi ultimi in cui è ministro delle Politiche Agricole e Forestali nel governo Berlusconi. Impresa ardua seguire tutte le cariche rivestite nella sua lunga carriera politica. Alle elezioni comunali di Roma del 2006è il candidato del cdx alla carica di sindaco nella sfida contro Walter Veltroni, riusce a entrare nel Consiglio comunale. Nel 2008l’allora Popolo della Libertà lo candida nuovamente a sindaconella sfida contro Rutelli, sfida poi vinta al ballottaggio con oltre il 53% delle preferenze. In tutto questo bailamme di incarichi vari la sua vita privata subisce qualche stop. A risentirneil suo matrimonio con Isabellache aveva ricevuto un bello scossone quando Gianni ruppe col padre per aderire alla svolta di Fiuggi, ma che tra alti e bassidura 25 anni. Lei fedele al suo credo politico (milita con la Meloni), lui alla ricerca di altre avventure con Fini. Al suo fianco, da qualche tempo, una nuova compagna, Silvia Cirocchi, avvocato e giornalista e un impegno nel Movimento Nazionale di cui Alemanno è il Segretario generale. Ieri la condanna, in primo grado, a offuscare la vita politica e privata dell’ex sindaco. Una condanna che pesa ealla quale ricorrerà, sostiene, per dimostrare la sua innocenza.
