TRA SOGNO E CORONAVIRUS
E ho sognato. In una lunga notte di vita, ho sognato … Ho sognato che uomini, donne, bambini sciamavano da ogni contrada, paese, vicolo e si riversavano su una grande piazza.Ho sognato che il bisbiglio diveniva cicaleggio, poi voce, poi coro, poi inno.Ho sognato un immenso prato verde, un sole splendente, e spighe raccolte insieme … un fascio di spighe! Un incubo direte!Richiama alla vostra mente un fascio littorio?O la leggenda di Alberto Da Giussano?Entrambe portano a una deviazione a destra … Era un sogno.Una spiga si spezza.Tante, tenute insieme, resistono.Si piegano ma … NON SI SPEZZANO. Ehi, Marina, dai i numeri? Fai il discorso dei mafiosi?Quel «calati iunco ca passa la china?» (abbassati giunco finché la piena del fiume, passa; ndr.). No. Uso figure e concetti che la “propaganda” e il “fideismo” hanno deviato e li porto al loro primigenio valore.Perché io sogno. Non ne faccio il mio padrone, ne faccio il mio sprone di vita. E sogno un paese unito contro un nemico comune.Sogno che politicanti balordi con la bava alla bocca TACCIANO, essendo i loro fetidi miasmi più pericolosi di qualsiasi altro contagio.Sogno che finalmente si comprenda che le baronie universitarie hanno depauperato un patrimonio di intelligenze impedendo al paese di avere il ricambio generazionale di buoni professionisti in campo medico.Sogno che impariamo a percepire i segnali della natura. Che ci parla, ci avvisa, nonostante tutto vuole salvarci. Sono certa che questo virus ci stia parlando. Ci voglia dire qualcosa.Potrei farne un vessillo populistico. Ma non lo farò.Forse vuole solo dirci che effimero è il sogno dei deboli. Che labile è ogni ricchezza che non trova nell’amore il gioiello più vero. Che futile è ogni progresso scevro dalla solidarietà.Che non basterà lavarsi le mani … la Storia duemila anni fa lo ha insegnato. Il virus ci sta gridando: «Ridateci il paradosso! La pseudo normalità uccide.»
