CHURCHILL NON C’ENTRA (E NEMMENO L’8 SETTEMBRE)
Vorrei sommessamente suggerire ai politici con responsabilità di governo e ai giornalisti che dirigono quotidiani importanti di non evocare paragoni storici un po’ incongrui tra la situazione attuale legata al grave contagio da coronavirus e la Seconda guerra mondiale. Non c’è dubbio che l’Italia stia vivendo un momento drammatico, destinato a durare nessuno sa dire quanto, con ricaschi sanitari ed economici impensabili fino a pochi giorni fa.Ma il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, intervistato oggi da “la Repubblica”, dice che “è la nostra ora più buia, ma ce la faremo”, parafrasando il celebre e vigoroso discorso di Winston Churchill del 18 maggio 1940 teso scongiurare appunto l’ora più buia, “the darkest hour”, dopo il disastro militare di Dunkirk (o Dunkerque), quando l’Inghilterra fu a un passo dal patteggiare con Hitler la resa e il Primo ministro col sigaro si impose dicendo che “non si può ragionare con una tigre quando la tua testa è nella sua bocca”. C’è anche un bel film con Gary Oldman sul tema.Per non dire di Michele Brambilla, direttore editoriale del “Quotidiano Nazionale” e direttore del ”Resto del Carlino”, secondo il quale l’8 marzo di ieri, domenica, equivarrebbe, nei fatti, a un nuovo 8 settembre, cioè uno scenario simile allo sfacelo italiano dopo l’armistizio del 1943, quando l’intero Paese andò in pezzi e il re “Sciaboletta” se la diede a gambe.
