BISOGNA RESTARE A CASA PER PROTEGGERE I NOSTRI CARI E QUELLI DEGLI ALTRI
Due anni fa, in questi stessi giorni, mio padre a 83 anni era costretto da un brutto tumore ai polmoni ad andare a fare terapia oncologica. Siamo stati anche a Milano, all’istituto nazionale dei tumori, perché quando una delle persone a te più care al mondo, un pilastro, un punto fermo della tua vita, si ammala, sei disposto ad indebitarti e fare un viaggio sulla luna pur di salvarlo. Tante volte, in quei mesi, ho pensato che era inumano ogni volta che un dottore, guardandomi, sollevava le spalle considerando l’età di mio padre come sufficiente a escluderlo da terapie e speranze. Oggi che il coronavirus colpisce proprio i polmoni, che le terapie intensive potrebbero non bastare, che i pazienti come mio padre rischiano di essere spacciati, io mi domando, e vi domando, “se toccasse a voi o a vostro padre”? Anche per questo resto a casa, lontano da mia madre, dai miei cari, e vi chiedo di fare altrettanto. È l’unico modo per salvare noi e gli altri, soprattutto quelli più deboli. Vinceremo se ognuno di noi farà la sua parte. Io faccio la mia.
