L’ITALIA CHIUDE. MA NON CI SONO ALTERNATIVE AL CORONAVIRUS

Chiusi pub, ristoranti, mense. Chiusi centri commerciali , barbieri e parrucchieri. Chiuse insomma quelle parvenze di normalità quotidiana. Ma nell’ora più buia dell’Italia dai tempi della seconda guerra mondiale, non c’erano alternative. Quando Giuseppe Conte, poco dopo le nove e trenta è apparso a reti unificate in tv, agli italiani si è stretto il cuore. Molti avevano già capito. E molti avevano già approvato le nuove misure drastiche di totale limitazione della libertà. Si è scelta dunque la soluzione cinese, quella di Wuhan per intenderci. Chiusura della città, aperti solo i negozi di generi di prima necessità e le farmacie. Telelavoro e poco altro. Industrie a produrre seguendo le disposizioni di governo . Non ci sono alternative per combattere il mostro chiamato Coronavirus. La Cina, forse, la battaglia l’ha quasi vinta in questo modo. Speriamo di riuscirci anche noi. Dopo, con la pandemia in atto, il problema sarà dell’Euriopa, degli sciagurati Stati Uniti, che rischiano a causa della superficialità dell’inquilino della CAsa Bianca, di avviarsi verso una catastrofe umanitaria. Diverso invece l’approccio di Conte e del comitato scientifico che lo affianca. Niente panico, ma risposta forte e aggressiva all’aggressività del virus. Misure severissime per sconfiggerlo. Nella speranza che tra due o tre settimane si possa tornare a produrre, spendere, fare economia. E si possa tornare ad abbracciarci, amarci, sorriderci senza la paura di essere infettati. Meglio chiudere ora, quindi, e ripartire con più forza tra uno o due mesi, che prolungare l’agonia. E sì, ce la faremo. Questa è la certezza che deve accompagnarci in queste ore, in questa drammatica vicenda chiamata Covid, che assomiglia sempre più alla terza guerra mondiale.