I PAESI IN CUI IL CORONAVIRUS E’ IN NETTA REMISSIONE SONO DUE: LA COREA DEL SUD E LA CINA

I PAESI IN CUI IL CORONAVIRUS E’ IN NETTA REMISSIONE SONO DUE: LA COREA DEL SUD E LA CINA

Proviamo a fare un discorso il più possibile razionale.Non “da virologi improvvisati”, semplicemente razionale. I paesi in cui il coronavirus è in netta remissione sono due: la Corea del Sud e la Cina.E i due paesi hanno adottato due approcci completamente diversi tra loro. La Cina, come probabilmente sapete, ha letteralmente sigillato la città di Wuhan e l’intera provincia dell’Hubei (che da sola conta il numero di abitanti del nostro paese), consentendo di uscire di casa ai cittadini solo per situazioni di effettiva emergenza.Chiusi i negozi, chiusi gli uffici, fermi i mezzi pubblici e rifornimento di generi alimentari da farsi online.Poi, la quarantena è stata estesa in tutta la Cina, con una serie di misure meno drastiche ma comunque molto stringenti.E oggi, dopo più di un mese e mezzo, i casi di contagio da COVID 19 stanno progressivamente sparendo. In Corea, invece, il governo ha avuto un approccio completamente diverso.Sono stati fatti tamponi a chiunque e ovunque, anche in automobile, sono state sviluppate delle app che segnalano la presenza di casi di contagio entro i 100 metri, è stata fatta una campagna di informazione martellante e, specialmente, univoca.Nessuno ha sottovalutato la portata dell’epidemia e si sono responsabilizzati i cittadini. E qui entra in ballo la terza variabile, quella che accomuna cinesi e coreani e li differenzia da noi: la responsabilizzazione della popolazione.In Cina, anche nei villaggi rurali non posti sotto stretta sorveglianza dell’esercito, i cinesi hanno preso molto seriamente la quarantena, non uscendo di casa se non per effettiva e urgente necessità. In Corea, invece, chi adotta comportamenti potenzialmente pericolosi per la società viene trattato letteralmente come un appestato.Il leader di una setta seguita da oltre 300.000 persone è stato arrestato per aver proposto un “rito purificatore” che, nei fatti, ha fatto sì che moltissimi suoi seguaci venissero infettati.In Corea, dei video come quelli di Sgarbi, che sproloquia accomunando il coronavirus a un’influenza, dimostrando tutta l’ignoranza crassa di cui è capace, probabilmente gli sarebbero valsi il carcere e diversi pomodori marci lanciati addosso, per capirci. Questo perché, in entrambi i paesi, si è fatto chiaramente capire al popolo (con modalità draconiane in Cina e democratiche in Corea) che, senza l’aiuto di tutti, non se ne sarebbe usciti. Noi italiani, però, non siamo coreani o cinesi.Siamo molto più individualisti.In molte zone del nostro paese, ancora oggi, uscire con la mascherina significa essere guardati come dei ridicoli ipocondriaci.La percezione reale del pericolo che stiamo correndo non è ancora del tutto diffusa.E questo, probabilmente è dovuto a due ordini di fattori: in primo luogo alla comunicazione schizofrenica della nostra politica (tutta – maggioranza e opposizione), che ha prima sottovalutato, poi allarmato, poi nuovamente sminuito e poi di nuovo allarmato (come del resto molti quotidiani e tg), in secondo luogo alla scarsissima fiducia che l’italiano ripone nello Stato, che viene percepito come se fosse un nemico, non come la rappresentazione di tutti noi. Per superare questo momento dobbiamo scegliere se diventare coreani o cinesi, insomma, di sicuro non possiamo restare italiani.