VORREI PARLARE BENE DI DUE COLLEGHI

VORREI PARLARE BENE DI DUE COLLEGHI

Per una volta non rispetto il proposito di parlare solo di facezie ed animalier su Fb, per dire una cosa seria. Seria, ma non serissima. I toni violenti ed ultimativi dei social non mi avranno mai. Ma, ribadito questo, oggi vorrei decisamente parlare bene di due colleghi, due giornalisti, che hanno raccontato e stanno raccontando aspetti di questo complesso periodo di Corona Virus, a mio avviso con particolare efficacia. Il loro è un racconto privato, non destinato alla sfera professionale, ma solo al pubblico degli “amici” di Facebook. Renato Coen non lo conosco, se non per averlo spesso seguito su Sky. Il virus lo ha preso, combattuto e vinto dopo un difficile ricovero al “Sacco” di Milano. E sulla sua pagina ha steso un racconto che ho letto fino all’ultima riga. Vero, vivo, palpitante. Pochi aggettivi, nessuna voglia di utilizzare espedienti retorici o “effetti speciali”. Oltretutto fregandosene di quel meccanismo che introiettiamo sin dall’inizio della vita professionale, per cui dobbiamo sintetizzare, sveltire, essenzializzare. Ne viene fuori una cronaca davvero efficace, che lo porta finalmente fuori dell’ospedale, a casa, a Milano, in quarantena ma guarito. Appena finisco questo post gli chiederò l’amicizia è mi complimenterò doppiamente con lui. L’altro collega è Amedeo Ricucci, amico e vicino di banco agli Speciali del Tg1. Classico inviato speciale da zone di guerra, ispido, calabrese, assolutamente innamorato del sul lavoro. È stato in quarantena, a casa, perché Simone, l’ operatore con il quale solitamente gira il mondo, è risultato positivo al tampone. 15 giorni di clausura, che ha riempito inventandosi “Cronache dal fronte”, un diario fb che prosegue anche dopo la fine della cattività: è un intreccio di quotidianità , racconti personali, ricordi, citazioni letterarie. Il tutto condito con ironia lieve e benefica. Insomma sono due letture che consiglio, alla luce di una considerazione: forse i giornalisti danno il meglio di se stessi…quando, fuori del lavoro, raccontano se stessi…